La ‘Bolzano’ di New Eos e Calabrese piace anche… fuori Bolzano

New Eos/c-Martine Parise
Franco Baldo e Martine Parise/c-Orlando Larentis
Mara Da Roit e nello sfondo l’autore del libro Claudio Calabrese/c-Marco Olivetti

È stata in qualche modo una ‘seconda prima’, per la performance multimediale «Affresco Bolzanino», quella andata in scena nei giorni scorsi a Vadena. Per la prima volta, infatti, lo spettacolo tratto dal libro di Claudio Calabrese “Bolzano nel segno dei tempi” (edizioni Praxis) e incentrato sul capoluogo dell’Alto Adige è uscito dal perimetro urbano: incontrando un’accoglienza all’altezza delle occasioni che contano.

Dopo le prime tre rappresentazioni in città – vale a dire alla Sala Europa, al Circolo Cittadino e al Teatro Costellazione di Oltrisarco, tutt’e tre per noi molto emozionanti – ci tenevamo a portare questa produzione anche in altre località”, confidano i performers Mara Da Roit (voce recitante femminile, autrice della riduzione e della ricerca fotografica), Patrizio Zindaco (voce recitante maschile) e Luca Dall’Asta (musiche), riuniti da oltre un decennio nella compagnia New Eos Performing Arts. “E questo per verificare che il ragionamento da noi fatto nel mettere in piedi lo spettacolo tornasse”.

Quale ragionamento?

“In piena sintonia di pensiero con l’autore Claudio Calabrese, siamo partiti dalla convinzione che questa produzione potesse rivolgersi tanto al pubblico bolzanino desideroso di approfondire la conoscenza della propria città, quanto a platee provinciali ‘altre’, cioè agli altoatesini residenti in comuni periferici: persone che magari nel capoluogo ci si recano per lavoro abitualmente oppure che la frequentano sporadicamente, in entrambi i casi spesso senza prendersi il tempo di capire la città a fondo, di apprezzarne le ricchezze, di cogliere le testimonianze che si incontrano percorrendo vie e piazze. Testimonianze che rimandano ai suoi trascorsi ma anche – in parallelo – alle vicissitudini di questa terra in generale”.

Un ragionamento che ora ha trovato conferma: la Sala polifunzionale annessa alla Biblioteca di Vadena, dove «Affresco Bolzanino» è andato in scena, si è affollata infatti in ogni ordine di posti (per dirla tutta, non senza che sedie aggiuntive siano state procurate all’ultimo minuto per accogliere il tanto pubblico intervenuto).

Una soddisfazione piena, dunque, per il Centro Culturale Vadena – che aveva inserito lo spettacolo nel proprio programma eventi 2024 – e per il Comune di Vadena, rappresentati rispettivamente dal presidente Franco Baldo col suo direttivo e della vicesindaca nonché assessore alla cultura Martine Parise.

La maggior parte dei presenti in sala”, ha osservato al termine quest’ultima, “erano proprio di Vadena, il che ci ha fatto davvero piacere; anzi, ammetto che una così corposa risposta della comunità è andata oltre la nostra immaginazione. Ma siamo altrettanto contenti che si siano presi il tempo di raggiungere Vadena anche alcuni spettatori di altri comuni, fra cui Bronzolo e Bolzano stessa”.

Un altro aspetto degno di nota – prosegue la vicesindaca – è stato il coinvolgimento del pubblico, che si è mostrato vigile e attento ininterrottamente, approcciandosi con interesse a tutti i contenuti dello spettacolo – ivi inclusi i risvolti più profondi”.

La struttura della performance prevedeva di fatto un susseguirsi di pillole di conoscenza su preziosità, arte, natura, curiosità, aneddotica, altri elementi distintivi di Bolzano e la storia ad essi intrecciata. Un modo, anche per decodificare meglio la provincia nel suo presente.

Efficaci, agli effetti del tenere il mordente, sono stati la qualità dei contenuti, l’abbinamento a immagini e musica, il continuo variare tematico”, commenta a sua volta il presidente del Centro Culturale Vadena, Franco Baldo.” Il quale al termine della performance si è sentito indotto a prendere nuovamente la parola davanti alla platea per dare atto di un’ora ben spesa; aggiungendo che in futuro i presenti alla serata avrebbero sicuramente osservato il capoluogo con occhio più attento, ampliando di pari passo il raggio d’azione del proprio sguardo.

E chissà che lo scoprire – sia dalla narrazione che dalle immagini ritrasmesse dallo spettacolo – tante ‘chicche’ di Bolzano forse sconosciute o poco note, o non sufficientemente approfondite fino ad oggi, non si traduca anche, per chi c’era, in una personale ricerca mirata di questo e quello, nelle prossime occasioni di presenza in città: ora un meraviglioso chiostro, ora un palazzo storico, ora una targa, ora una pietra d’inciampo, ora edifici che ospitarono personalità particolari (e finanche un criminale nazista), o ancora un’opera d’arte insospettata, gli affascinanti interni di un castello, una testimonianza del passato e altre invece che parlano del nostro tempo.

Turisti a casa propria, o comunque nella propria terra: perché no?

Soddisfazione anche per l’autore Claudio Calabrese, intervenuto da remoto per una chiosa finale, nell’ambito della quale ha rimarcato una constatazione da lui fatta nell’indagare la città per realizzare il suo libro: “Bolzano è una scoperta continua”, ha affermato.

Foto d’apertura/c-Orlando Larentis