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Inchieste Covid. Il professor Luca Marini: “I biocriminali possono essere processati anche fuori dall’Italia”

15 Dicembre 2023

Inchieste Covid. Il professor Luca Marini: “I biocriminali possono essere processati anche fuori dall’Italia”

Esistono limiti che non si possono valicare: quelli dei diritti inderogabili dell’uomo. E ciò va ben al di là delle convinzioni e delle considerazioni del singolo individuo. I metodi coercitivi adottati per la somministrazione di massa dei vaccini anti-Covid (i cui effetti sono in gran parte ignoti) hanno indotto una percentuale di popolazione in progressiva crescita a interrogarsi su ciò che è realmente accaduto dall’inizio del 2020 ad oggi. Inoltre, alla luce delle recenti conferme di EMA (risposta del 18 ottobre 2023 EMA 451828/2023 all’europarlamentare Marcel de Graaff) sul fatto che i vaccini non erano stati autorizzati per prevenire la trasmissione del virus e di AIFA, unitamente alla Commissione europea, riguardante l’aumentato rischio di sviluppare miocarditi e pericarditi – post iniezioni – anche fatali, diventa arduo ignorare il problema. Denunce ed esposti presso gli organi giudiziari internazionali non si contano più. A che punto siamo, però, con le inchieste? Ne abbiamo parlato con il professor Luca Marini, avvocato, docente di diritto internazionale all’Università di Roma ‘La Sapienza’, già vicepresidente del Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB) e presidente dell’European Centre for Science, Ethics and Law (ECSEL). Il professore non ha dubbi: “I biocrimini contro l’umanità vanno giudicati secondo il diritto internazionale”. Che cosa significa? “Facciamo un esempio. Se un giudice del Paese ‘X’ decidesse di processare il politico italiano ‘Y’ e il funzionario italiano ‘Z’, per crimini contro l’umanità, l’Italia sarebbe obbligata, secondo il principio di universalità della giurisdizione penale, a estradarli o in alternativa a giudicarli. Con il rischio, dal punto di vista della giustizia, che il trattamento loro riservato sia più favorevole”.

Professore, negli ultimi due anni sono fioccate denunce ed esposti presso gli organi giudiziari internazionali, nel tentativo di fare luce sulle responsabilità dei vertici istituzionali del periodo pandemico. C’è chi parla di ‘crimini contro l’umanità’ e invoca condanne esemplari: non sarà un’esagerazione?

“Direi proprio di no. Secondo il diritto internazionale, e in particolare secondo il principio di universalità della giurisdizione penale, i crimini contro l’umanità possono essere perseguiti da qualsiasi tribunale nazionale indipendentemente dal luogo in cui il crimine è stato commesso e dalla nazionalità del criminale. Se partiamo dal presupposto che quanto accaduto durante la cosiddetta pandemia sia un crimine – anzi un biocrimine – contro l’umanità, vede bene che il problema diventa di natura politica: quale giurisdizione nazionale e perché potrebbe avere interesse a promuovere l’azione penale?”.

Numerosi avvocati, unitamente ad alcune associazioni, hanno deciso di adire la Corte penale internazionale: cosa ci si può aspettare da queste iniziative?

“Molto in termini di sensibilizzazione dell’opinione pubblica; nel merito sarei meno ottimista. Vedremo come risponderanno le istanze internazionali adite. In ogni caso, plaudo a quelle iniziative che, tra le tante, fanno leva proprio sul principio di universalità della giurisdizione penale che ho appena ricordato”.

In casa ‘nostra’ pare che l’ex Ministro della Salute, Speranza e l’ex direttore dell’AIFA, Magrini, siano finiti nel registro degli indagati. Più di un osservatore sostiene che la vicenda si concluderà a ‘tarallucci e vino’: la pensa così anche Lei?

“Secondo il citato principio di universalità, gli individui in questione potrebbero essere giudicati dai tribunali degli Stati che ne chiedessero l’estradizione: in questo caso, infatti, l’Italia sarebbe obbligata a giudicarli o, appunto, a estradarli. In poche parole, l’avvio di un eventuale procedimento a carico di questi individui potrebbe, una volta tanto, non dipendere soltanto dagli equilibri della politica nazionale”.

Pochissimi giornalisti hanno posto l’attenzione sui rischi derivanti dal trattato dell’OMS sulle future pandemie: in pratica l’Organizzazione Mondiale della Sanità verrebbe investita di poteri assoluti qualora dovesse scoppiare un’altra emergenza sanitaria. Chi e come si potrebbe opporre a questo accordo?

“Se gli apparati di governo non fossero organici e funzionali alle élites finanziarie transnazionali promotrici del capitalismo digitale e del totalitarismo biopolitico, la risposta alla Sua domanda sarebbe facile: gli Stati sovrani sono liberi di ratificare, o meno, i trattati internazionali e dunque di assumere gli impegni che vogliono. Ma siccome di questi tempi parlare di sovranità vuol dire passare immediatamente per fascista retrogrado e oscurantista, è più facile abbracciare l’ideale “sovranazionale” e accettare acriticamente, in nome del progressismo, norme volute e sponsorizzate da certi circuiti liberal-massonico-globalisti”.

Non passa giorno che non emergano nuovi dettagli sui cosiddetti vaccini a mRNA e sugli effetti avversi. Ormai sono stati diffusi pubblicamente documenti ufficiali da parte di organi di controllo anche sovranazionali, che confermano pienamente i dubbi avanzati dagli scienziati ‘dissidenti’ sulla scarsa efficacia e sicurezza di tali prodotti. I tribunali, però, non sembrano essersene accorti… “I tempi della giustizia italiana, si sa, sono lunghi, tenuto anche conto della mole di lavoro che grava sui singoli magistrati. In ogni caso, basta leggere il regolamento dell’Unione europea n. 507 del 2006 per capire che il cosiddetto vaccino anti-Covid altro non è che un medicinale sperimentale. E per leggerlo ci vogliono 5 minuti. Ma capisco che ci siano persone indifferenti a certe letture”.