

“Le illusioni sono frutto della razionalità umana. (…) Sospiro… Sollievo… Lasciamo parlare la musica.” Parole colte oggi alla cerimonia alla Chiesa di Tre Santi, e che qui ho riportato in ordine sparso. Frammenti apparentemente indecifrabili, che la voce amorevole di un congiunto di chi eravamo venuti a ‘salutare’ ha letto senza che, sulle prime, più d’uno fra i presenti riuscisse a coglierci un filo logico. Fino a sentirti gelare quando il testo è arrivato alla firma: “Francesco, ottobre 2023”. Allora capisci che chi legge era un tramite, mentre l’autore era chi si trova dentro alla cassa chiara, ricoperta di fiori. Esatto: parole scritte da Francesco stesso, solo poche settimane or sono.
E capisci, anche, che perfino di fronte a uno scenario di esistenza che sfugge e di illusioni che “si stanno spegnendo”, FRANCESCO ERA MUSICA.
Momenti toccanti, quelli vissuti ai funerali del Maestro Francesco Brazzo, in un’atmosfera sospesa, quasi irreale, di comunanza istintiva. Una celebrazione che la famiglia ha inteso affettuosamente impostare (dimostrando grande forza e tanto amore) come omaggio in senso anche gioioso al proprio caro, che di musica è vissuto e tanto alla musica ha dato.
Come quindi se non con la musica co-protagonista della cerimonia (…e il parroco don Jimmy a interrogarsi, a un certo momento – peraltro con senso di piena e completa condivisione – se ciò che stava presiedendo fosse una messa o… un concerto). La famiglia, gli amici musicisti, i colleghi docenti hanno suonato e cantato insieme, coinvolgendo nel battere a tempo le mani la moltitudine di persone (quelle che erano riuscite a entrare, molte a fare cordone attorno ai banchi, in piedi, e altre necessariamente fuori, sul sagrato: era immaginabile che l’aula non sarebbe bastata).
Ma non sono qui per ripercorrere chi c’era o chi non c’era, chi ha detto cosa. In fondo eravamo un tutt’uno. E sicuramente ognuno di noi, interiormente, stava ripercorrendo il proprio ‘film’, ciò che aveva condiviso con Francesco: con ovviamente la musica a fungere per tutti da comune denominatore.
Una volta di più, forse anche come antidoto alla tristezza e al senso di spaesamento, personalmente mi sono soffermata a riflettere sulla straordinarietà in campo musicale ad ampio spettro, ma anche umano, del personaggio Francesco Brazzo (musicista polistrumentista al limite dell’incredibile, anima della Scuola di Musica Vivaldi, didatta capace di avviare alla musica un’infinità di bambini, ragazzi, giovani, di far sbocciare talenti; e arrangiatore, direttore artistico, direttore di orchestre e cori, ideatore e curatore di progetti…). Tutto ciò, a dispetto del fatto che – avendoci a che fare – non potevi non notare come lui facesse apparire tutto ‘normale’. Quasi a non voler dare peso alla sua bravura eccelsa, ai suoi mille talenti. Segno di quell’umiltà che è propria dei veri grandi.
Anche per questo il vuoto che Francesco lascia è enorme.
Resta fortunatamente la sua eredità, ma prima ci sarà da metabolizzare la perdita prematura: e, davvero, per l’ambiente musicale e culturale altoatesino non sarà facile.
Foto al PIANOFORTE: di Stefano Odorizzi
Foto in chiesa: Mara Da Roit