BOLZANO Già entrata nel vivo grazie al successo dello spettacolo inaugurale King proposto dall’australiana Shaun Parker & Company, la 39esima edizione del Festival Bolzano Danza si sposta domenica 16 luglio, tra i vigneti di Caldaro, alla Cantina Kettmeier, per due recite di Updraft, lavoro site specific di relazione con la natura pensato e interpretato da Annie Hanauer (h. 18 e h. 20, prenotazione obbligatoria, posti limitati).
Lunedi 17 luglio il Festival prosegue con due appuntamenti al Teatro Comunale: l’attesissima versione della Sacre du printemps firmata dal visionario collettivo Dewey Dell e coprodotta dal Festival (Sala Grande h. 21, € 22 e riduzioni varie) e la riflessione sulla figura profetica della Sibilla cumana di Michele Ifigenia Colturi, Cuma, magnetico assolo interpretato da Federica D’Aversa (Teatro Studio h. 20, € 5).
Danzatrice e coreografa statunitense, Annie Hanauer da un ventennio lavora in Europa. Interprete di rilievo per l’inglese Candoco per sei anni, dal 2014 segue le orme di Rachid Ouramdane (con cui è stata più volta apprezzata a Bolzano Danza) e collabora tra gli altri con Emanuel Gat e Boriz Charmatz. Come coreografa ha creato per diverse compagnie internazionali e nel 2022 con Teatro Danzabile, in Svizzera, ha firmato A space for all our tomorrow. Nel nuovo Updraft lavora esclusivamente su di sé e sulla specificità del suo corpo. Qui Hanauer, immersa nella natura, affronta il tema del volo e del tempo usando il suo corpo per creare qualcosa di più grande, per sfidare le aspettative. “La correlazione tra il corpo umano e la natura – scrive nelle note al lavoro – mi ricorda la saggezza delle persone disabili: molti di noi vivono la realtà quotidiana con corpi in continua evoluzione, come il tempo. Il mondo naturale è stato spesso usato come base per idee archetipiche di perfezione, armonia, completezza, un mondo ideale o una persona ideale. Nel lavoro tengo conto di corpi che a volte sono classificati come bisognosi di riparazione o guarigione, che sono stati storicamente etichettati come ‘innaturali’ o addirittura ‘empi’, quando in realtà siamo interi e completi proprio come siamo. Parte della natura”. Cantina Kettmeier, Caldaro, oggi, 16 luglio h. 18 e h. 20, biglietti euro 5,00. Necessaria prenotazione.
Lunedì 17 luglio doppietta al Teatro Comunale con l’assolo Cuma firmato da Michele Ifigenia Colturi (Studio h. 20) e l’attesa versione del Sacre du printemps di Dewey Dell, tra i più interessanti gruppi della scena attutale nell’ambito delle performing arts (Sala Grande h. 21).
La serata comincia con l’ammaliante assolo Cuma pensato da Michele Ifigenia Colturi. Il mistero del vaticinio prende forma in questo pezzo ispirato dalla sacerdotessa di Apollo: la Sibilla cumana. Integralmente nuda, Federica D’Aversa è una figura che appare nell’oscurità; con il suo movimento sembra voler portare in vita un ultimo, misterioso, messaggio profetico. I movimenti spigolosi, triangolari sono dei diktat. Il suo canto, però, non è pienamente libero: Cuma sembra posseduta da una forza esterna, e il suo corpo quasi dilaniato dalla profezia stessa.
Segue in Sala grande la nuova versione dello stravinskiano Sacre du printemps firmata da Dewey Dell, formazione tra le più significative del panorama delle performing arts europeo. Il tema del sacrificio di una vita per garantirsi la fertilità della terra del balletto archetipico di Nijinski-Stravinsky del 1913 viene in questa versione sostituito dall’idea di una rigenerazione necessaria per il pianeta terra, portando in scena la sottile soglia esistente tra origine e morte. Un enorme bruco in attesa della metamorfosi in farfalla abita una caverna di cemento, uno spazio di non-vegetazione dentro il quale l’aridità sembra regnare sovrana. A dare forti segnali di vita ci proveranno le stravaganti figure che si susseguono nello spettacolo, sempre in lotta fra loro. Come ha scritto Roberto Giambrone su Il Sole24ore a seguito del debutto milanese dello spettacolo “si tratta di uno spettacolo che incanta come fosse un’ingegnosa féerie cinematografica di Georges Méliès”.
Foto/c-Lorenza Daverio