Andrea De Majo, l’attore controcorrente che convince anche il pubblico di Bolzano

Andrea De Majo/c-Emanuel Kaser

Andrea De Majo, Lei è cantautore e attore specializzato in musical. Recentemente ha fatto furore a Bolzano al teatro comunale nel ruolo di Rocky con lo spettacolo The Rocky Horror Show.
In un’intervista rilasciata al nostro giornale Andrea ci racconta della sua importante esperienza artistica a Bolzano, ma anche del suo lavoro al Landestheater a Innsbruck, nonché delle sue canzoni e del mestiere dell’attore. 

Lei è cantautore e attore specializzato in Musical. Ha avuto modo di mostrare il Suo talento sui palcoscenici di teatri importanti in Europa. Da diversi anni fa parte dell’ensemble stabile del Tiroler Landestheater. Come si trova a Innsbruck un uomo di mondo come Lei? 

Posso definire Innsbruck la mia seconda casa. Sono abituato a viaggiare molto, ad adattarmi a qualsiasi tipo di città e di cultura. Da 13 anni ho la possibilità di girare tantissimo, di conoscere un sacco di persone, di vivere esperienze indimenticabili, tra i miei studi e lavori in Italia, Germania, Austria e Svizzera. Dal 2017, però, ho trovato anche quella stabilità che, devo dire, ogni tanto fa bene. Penso che viaggiare ed esplorare ciò che non conosciamo sia un dono e sia necessario per non rimanere chiusi dentro a una bolla, ma l’essere umano ha, per qualche “strano” motivo, il bisogno di trovare anche un certo tipo di stabilità. E Innsbruck, nonostante sia comunque una piccola città, ha tanto da offrire, è una città universitaria, quindi giovane, ma vi puoi trovare sempre scorci di pace, perché immersa in una natura fantastica e varia.

Recentemente ha fatto furore a Bolzano al teatro comunale nel ruolo di Rocky con lo spettacolo The Rocky Horror Show. Ritiene che quest’opera, ormai un grande musical che debuttò nel lontano 1973 provochi ancora degli effetti esplosivi, o persino sconvolgenti in coloro che assistono allo spettacolo? 

Questo spettacolo è stato una sorpresa per me, provoca effetti esplosivi e sconvolgenti non solo in chi lo guarda, ma anche in chi lo fa. È stata finora una delle esperienze lavorative e umane più belle e formative che io abbia mai fatto. Mai avrei pensato che uno spettacolo come questo potesse toccarmi e travolgermi (in senso positivo ovviamente) in questo modo. Abbiamo avuto sei settimane di prove, iniziate con un workshop sul tema della diversità, che ci ha non solo aperto ancora di più gli occhi su tematiche ancora purtroppo attualissime, ma ci ha anche unito in modo unico come gruppo. 

Cosa significa per Lei e cosa prova quando scrive i testi delle Sue canzoni? 

Scrivere canzoni è la mia valvola di sfogo. Nonostante il lavoro che faccio, mi reputo una persona molto introversa e l’unico modo che ho per esprimere le mie emozioni e i miei pensieri, molte volte contorti e complessi, è attraverso la musica. Mi piace trasformare ciò che penso in immagini, avere una visione diversa su ciò che a volte mi turba, definire meglio i vortici di dubbi e paure che mi porto dentro. La musica aiuta a rimanere in un certo senso bambini, a dare un peso differente alle difficoltà e alle sfide della vita. 

Lei quando recita non impersona solamente un personaggio, ma canta anche. Una sfida non indifferente che richiede la combinazione di abilità non proprio eguali. 
Quale consiglio darebbe a un/a giovane che volesse intraprendere un percorso analogo al Suo?

È un lavoro che richiede tanta fatica, sia mentale sia fisica. Molte volte si ha l’impressione che fare teatro sia una cosa semplice, ma non è così. Si va incontro a continue sfide personali, è un continuo lavoro su se stessi. Per questo dico sempre: bisogna essere sani e coscienti di se stessi per poter intraprendere un percorso del genere. Ci sono molte persone che fanno questo mestiere solo per puro egocentrismo e ricerca di attenzione. Penso, invece, che questo mestiere, se preso nel modo giusto, sia un bellissimo modo per entrare in contatto con il mondo e con se stessi, per togliere tante paure e soppressioni emotive che la nostra società ci costringe ad avere, per sentirsi veramente più liberi. È una ricerca di libertà, libertà di essere, di sentire, di emozionarsi, di donare, donare tanto, al pubblico e a se stessi.
Come in tutti i settori, bisogna studiare tanto e non mollare di fronte ai tanti momenti di sconforto, ma, posso assicurarvi, è un viaggio incredibile, che vi farà restare dei coraggiosi bambini appassionati della vita.

Foto, Rocky Horror Show/c-Nikolaus Ostermann

Claudio Calabrese

Giornalista pubblicista, scrittore.

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Claudio Calabrese

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