Il musicista p. Ottone Tonetti, un gigante con l’abito del frate

di Fulvio Zanoni

Studente del civico Liceo musicale di Rovereto alla metà degli anni 60, ricordo quando padre Ottone Tonetti (docente nonché Direttore) chiese al vicesindaco di potersi assentare alcuni giorni. Doveva recarsi a Malta, dove il locale prestigioso Festival Internazionale di musica sacra proponeva, in prima assoluta, il suo Cantico di Frate Sole.
Ricordo quella assenza, più unica che rara, perché ebbe a sollevare qualche malumore fra gli anticlericali presenti nel Consiglio comunale cittadino; ci fu persino chi propose una riduzione di stipendio, “tanto è un frate”.
Padre Ottone (Mario) Tonetti (1912-1999) era un musicista straordinariamente erudito, ma la tonaca gli precludeva quel sussiego che vedevamo invece abituale fra i suoi (al suo confronto, modesti) colleghi Agiati. Nessuno di noi, in realtà, anche perché ammaliati dalle novità dodecafoniche che in quegli anni ci apparivano il discrimine e il futuro, era in grado di capire il suo valore. Tranne forse il musicista Jan Novák, il quale, parlando correntemente il latino, al suo arrivo a Rovereto molto si giovò del provvidenziale padre Ottone anche (ma non solo) nel ruolo dell’interprete.
Col senno del poi – alla luce del suo imponente lascito musicale e musicologico – scopriamo però il gigante sotto l’abito del frate.
Il Cantico di frate Sole è un ampio Oratorio che riveste una particolare importanza nel corpus, pur molto cospicuo, dei suoi lavori musicali. Non so quante altre volte, dopo Malta, il Cantico sia stato riproposto: poche, credo. Pertanto l’esecuzione cui abbiamo assistito giorni fa a Rovereto, nell’ambito del 52° Festival di musica Sacra/Geistliche Musik – seguita il giorno dopo a Trento (in San Bernardino) da un dotto Convegno con Paolo Delama e Danilo Curti, Giuseppe Calliari, Marvi Zanoni, Domenico Olivo Damini, Alessandro Arnoldo – ha avuto un notevole interesse e significato.
Prestigiosi gli interpreti dell’Oratorio di p. Ottone Tonetti: il soprano Daria Matiienko, il tenore Anton Radchenko, il Coro In dulci Jubilo diretto da Tarcisio Battisti, l’Orchestra I Filarmonici di Trento diretta da Alessandro Arnoldo. La loro prestazione è stata splendida, meritando appieno i quindici minuti di applausi decretati dal colto pubblico che affollava tutti i banchi della capiente chiesa di S. Maria del Carmine.
Molto opportunamente, il concerto comprendeva anche musiche di Celestino Eccher e Terenzio Zardini, inoltre il Canto funebre op.13 di Johannes Brahms.
Questo stesso concerto sarà riproposto a Pordenone il 17 dicembre 2023, nel Duomo alle ore 16.