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Denis Strickner: Posto fisso non mi prendi! Viaggiatore per passione e professione alla continua ricerca della libertà.

14 Dicembre 2022

Denis Strickner: Posto fisso non mi prendi! Viaggiatore per passione e professione alla continua ricerca della libertà.

“E tu Checco, cosa vuoi fare da grande?” “Io voglio fare il posto fisso”. È questa una delle scene più celebri tratta dal film “Quo vado?” di Checco Zalone. Film che ha fatto ridere e discutere , dividendo l’opinione pubblica tra i sostenitori del posto a vita e di chi invece, di vedersi invecchiare sulla stessa scrivania non ne vuole proprio sentire parlare. Quale sia la formula migliore per vivere meglio, resta un dato soggettivo e ognuno si organizza e sperimenta in base alle proprie sensibilità. Quello che però è scientifico, è che in molti, soprattutto dopo la pandemia, hanno deciso di dare una svolta alle loro vite abbandonando il lavoro sicuro. I dati riferiti al quarto trimestre dell’anno scorso riferiscono che un 3% della popolazione dipendente ha infatti lasciato o cambiato il proprio vecchio lavoro. C’è poi invece chi un lavoro statico o definito tradizionale, non lo ha veramente mai voluto. Lui, bolzanino classe 1981, è stato uno tra i primi a fare della sua immensa voglia di libertà la sua professione. Un po’ travel blogger , un po’ creatore di contenuti , un pizzico animatore, un po’ accompagnatore per gruppi, Denis Strickner, viaggia e si diverte, non nascondendo che non è sempre tutto rose e fiori. La perseveranza ed il resistere anche nei momenti difficoltà è diventato un dovere, così come il resistere alle pressioni della sua famiglia, con in testa mamma Paola, che lo vorrebbe sistemato e con la famosa “testa a posto”, magari in giacca e cravatta dietro ad una scrivania. Ma sappiamo che al cuore e soprattutto alla passione, quella che nasce dal profondo, non si comanda. Così Denis, ha deciso fin da subito che la sua vita sarebbe stata in viaggio, poco importa se su una nave da crociera, su un cammello nel deserto, in un pullman con un gruppo di giovani turisti,  o su uno sccoter  in solitaria: l’importante è continuare ad inseguire quella sua instancabile voglia di libertà. Solo chi riuscirà a seguire questa passione senza demordere mai, sarà in grado di farla diventare la propria professione dice. Dal trasporto con cui si racconta, si capisce infatti ad occhio nudo, che per Denis il viaggio inteso come lavoro è soprattutto uno straordinario percorso interiore.

Quando hai capito che viaggiare sarebbe diventata la tua professione?  

In realtà l’ ho sempre saputo e non ho mai avuto dubbi. Solo il fatto di poter associare questa parola al termine professione mi riempie di orgoglio e mi ripaga di tanti sacrifici fatti in passato. Viaggiare ed essere pagati è un po’ il sogno di tutti, ma non  ci si improvisa dall’oggi al domani. Bisogna perseverare, essere pazienti, saper aspettare il momento giusto e soprattutto non avere paura del futuro. La stragrande maggioranza dei miei lavori è strutturata sul brevissimo termine: sai quello che fai oggi, non quello che farai tra un mese. Sembra facile, ma non è da tutti, ci vuole coraggio, ambizione e bisogna crederci sempre, anche quando non si lavora per mesi, facendo grandi sacrifici.

A cosa ti riferisci?

Penso per esempio durante la pandemia, dove per un anno e mezzo la macchina apparentemente perfetta e inarrestabile del turismo si è letteralmente fermata. Bisogna sapersi reinventare, rimettersi in gioco, approcciarsi al turismo in una maniera sempre più responsabile e innovativa. Il segreto è poi quello di non accettare mai un lavoro solo per soldi. Deve essere sempre arricchimento personale ed una nuova ed intensa esperienza di vita.

Raccontacene una?  

Sinceramente ce ne sono davvero tante,  se me ne chiedi una in particolare, scelgo un momento indelebile di cui ricordo in maniera fissa  luogo e tempo. A Kathmandu, con Renato, il mio migliore amico di viaggio. Pochi giorni più tardi saremmo partiti per una delle più grandi avventure della nostra vita: 20 giorni di cammino sul circuito dell’Annapurna passando per il poderoso Thorong La Pass a 5416 metri d’altitudine. Del Nepal potrei annoverare il cielo più blu che abbia mai visto, i monti più spaventosi e inospitali che abbia mai immaginato o una valanga sul nostro cammino sventata dal nostro sherpa o le stelle più incredibili e luminose che si possano immaginare, dove il bianco del bagliore riesce ad offuscare l’oblio della notte…

E invece ?

l’esperienza più bella della mia vita è stata quando abbiamo deciso di passare qualche giorno come volontari in un orfanotrofio di Katmandu. La struttura dava ospitalità a bambini che avevano perso i propri cari nel terremoto dell’aprile del 2015. Vedo ancora  i loro occhi, i loro sorrisi, la loro felicità, la spensieratezza e la  gioia di vivere e ridere nonostante tutto. Ricordo che abbiamo cucinato per 40 di loro pasta al pomodoro dentro un pentolone sul fuoco all’aperto, con la legna ardente, che sembrava quello delle pozioni magiche di Asterix e Obelix.

Come è stato?

È stato divertente per noi, e un’esperienza unica per loro. Gli abbracci, le foto insieme, la partita di pallone sull’asfalto e i canti delle bambine che giocavano in cortile o il momento in cui abbiamo aperto i regali che gli avevamo portato: una valigia intera da 22 KG di vestiti e giochi che ho raccolto da amiche e amici di Bolzano prima di partire e soprattutto non dimenticheremo mai il “cazziatone” che ci ha fatto il direttore della struttura quando abbiamo comprato dopo la partita di calcio “Coca Cola per tutti!“ . Solo dopo ci ha spiegato che non possiamo abituare  i ragazzini a cose materiali che forse non potranno mai avere o riprovare.  E niente, noi ci siamo sentiti piccoli così, ma eravamo persone nuove, con nuovi occhi e un nuovo cuore pronto per vivere nuove fantastiche avventure. Ho regalato ai bambini di quell’orfanotrofio tutta la mia collezione di magliette da calcio di quando ero bambino. Erano 67. Ma ora so che sono in buone mani, mentre io le tenevo ormai in una scatola di cartone. 

 La pazzia di viaggio più grande che hai fatto ?

Le pazzie di viaggio serie sono almeno 2, e le metterei entrambe sullo stesso piano. La prima all’età di 25 anni. Avevo appena finito una stagione sulle navi da crociera e alla fine del mio primo contratto, ho visto il film “Diarios de Motocicletas” rigorosamente in lingua spagnola. Un film che ti stravolge i sensi, capace di dare vita a sentimenti che ancora non si conoscono, con i suoi paesaggi e i profumi che riesci a sentire anche attraverso lo schermo e le sue storie di vita che solo in viaggio ho potuto assaporare e rivivere dal vivo. Un film che dovrebbe essere obbligatorio per tutti. E’ il racconto di Ernesto de La Serna Guevara, un giovane studente di medicina di una famiglia borghese di Buenos Aires, che prima dell’ultimo esame decide con il suo fido amico, di girare in moto in lungo e in largo la maestosa America Unita – come la chiama lui – quel paese unico di razza meticcia che parte dal Messico e arriva fino allo stretto di Magallanes, più comunemente conosciuto come El Fin Del Mundo. Bene, la pazzia più grande che ho fatto è quella che alla fine della visione del film, ho comprato un biglietto di sola andata per Buenos Aires finendo per vivere quasi 9 mesi il Sud America, in tutto il suo maestoso splendore, in lungo e in largo. Un viaggio che mi ha forgiato, mi ha cambiato, mi ha fatto crescere, vincere le paure e conoscere un mondo che nemmeno nei sogni avrei mai immaginato. Ho imparato davvero a vedere le cose sotto un’altra ottica. Un viaggio che a oggi è l’esperienza più bella che abbia mai fatto, tra divani di sconosciuti – couchsurfing – autostop e navi merci spaccaghiaccio, che hanno reso questa parentesi di vita la più emozionante che mai. Credo che ad oggi, siano stati i soldi meglio investiti della mia vita…altro che le cryptovalute. 

E la seconda?

La pazza promessa fatta a Tania Cagnotto. Ho lanciato la sfida che sarei arrivato a Londra in bici per vederla gareggiare alle Olimpiadi, volevo nel mio piccolo fare qualcosa di straordinario. É stato meno difficile di come lo immaginavo: basta fare piccoli passi, in viaggio come nella vita, una tappa alla volta, poco a poco. Se a un sogno ci si crede per davvero, ci sono solo due opzioni: fare tutto, o il contrario di tutto per provare ad inseguirlo. Ricordo che Tania, ha avuto così tanta fiducia in me, che si è convinta ad affidarmi i biglietti di tutti noi amici che andavamo a vederla gareggiare. Avrei potuto perderli, distruggerli tra vento e neve e pioggia, avrebbero potuto rubarmeli… ma non è successo. E’ stata una delle cose più gratificanti che mi sia capitata nella vita e sicuramente mi ha dato una spinta in più nei momenti in cui pensavo di non farcela, perché pioggia e vento quando ci si mettono, non ti danno davvero  tregua. 

Cosa fai oggi nello specifico?

Nello specifico è abbastanza complicato. Diciamo che faccio un sacco di cose. Da quasi dieci anni scrivo contenuti per un blog di viaggio, “Non Solo Turisti” , quindi si può dire che sono un pochino anche Travel Blogger, poi faccio contenuti per enti del turismo e siti web, ma anche contenuti per pagine instagram, specialmente video, sempre per enti del turismo. Ho collaborato per anni all’organizzazione di grandi tornei sportivi a livello internazionale e ultimamente la mia più grande specializzazione e passione, è quella di fare il Group Leader, l’accompagnatore, il coordinatore di Viaggio per vari Tour Operator, tra cui “WeRoad” che è quello che in questo momento mi sta dando le più grandi soddisfazioni: è quello che si addice di più alle mie caratteristiche ed esigenze. WeRoad è diventato il Tour Operator più seguito in Europa a livello di Followers, ha aperto in Italia, in Spagna e in Inghilterra e ho la fortuna di lavorare anche come accompagnatore turistico per il mercato spagnolo che amo molto e sento proprio mio. Inoltre produco contenuti multimediali, per i social, stories per instagram, collaboro con il marketing per promo ed eventi, faccio spesso per loro il primo viaggio test, alla scoperta e all’avventura, scrivendo poi i diari di viaggio che accompagneranno altri migliaia di viaggiatori – l’ultimo che ho fatto è lo Yellowstone in MiniVan – ultimamente sarò poi anche tutor formatore per i  nuovi coordinatori. e da poco anche Travel Designer per il nuovo progetto di WeRoadX, che permetterà anche ai coordinatori di diventare veri e propri ideatori di viaggi e aventure speciali

Che rapporto hai con il denaro e se non sono troppo indiscreto quanto guadagni?

Premetto, niente reddito di cittadinanza, nessuna eredità di famiglia, nessuna vincita a Turista per Sempre. Di certo non spendo soldi nei weekend, non vado a mangiare nei ristoranti stellati, non spendo soldi per abbonamenti in palestra e non sono una persona che per conquistare una donna gli offre una cena…al massimo un viaggio, che costa anche meno. – ride – Forse per questo sono ancora single. Non posso quantificare esattamente quanto guadagno, dopo il Covid è cambiato un po’ tutto, il budget destinato al marketing del turismo è mutato. Posso dirti che prima, potevo lavorare anche solo da Maggio ad Ottobre e stare tranquillo nei mesi invernali, ora è molto diverso e devo lavorare tutto l’anno per stare tranquillo. Non mi faccio mancare nulla, ma sicuramente non è questo il lavoro per chi sogna di comprare una casa e sposarsi entro i trent’anni. Questo è un lavoro dove si investe in emozioni e in ricordi indelebili. E’ il lavoro più bello del mondo, perché conosci culture e modi diversi di pensare e di vivere, rapportandoti con il mondo non con una singola città.

Una mentalità molto lontana da quella del tipico bolzanino…

Magari a Bolzano sono “diverso” dalla maggior parte delle persone che conosco, e a volte mi sento proprio lontano da queste dinamiche di città. Nel mondo però, quello vero, mi sento molto più vicino a tutte le persone che incontro che spesso non hanno nulla più di me. Dai loro occhi traspare una felicità e una bellezza interiore che non sono percepibili nemmeno lontanamente nella quotidianità cittadina. 

 Cosa dicono in famiglia?  

Vuoi veramente che ti dica cosa dicono in famiglia? te lo racconto con un aneddoto: quando mi hai scritto l’altro giorno l’ ho detto a mia madre, la sua prima reazione è stata di euforia, facendosi un film tutto suo, e sperando che mi avessi potuto scrivere per propormi di partecipare ad un concorso in Comune a Bolzano, per uno di quei tanti posti che non prende ormai più nessuno. “Speriamo, speriamo che abbia pensato a te, così finalmente metti la testa a posto…” . Quando le ho detto invece che mi proponevi di incontrarci per raccontare me, e la mia figura di viaggiatore per lavoro, non credo tu possa immaginare la sua faccia. Per i nostri genitori, che con i loro occhi vogliono solo il nostro bene, è più facile auspicare una vita con uno stipendio fisso e un lavoro sicuro. Fanno sacrifici per noi e vorrebbero la nostra felicità per come la interpretano loro.  

Hai mai pensato di rinunciare alla tua libertà per un posto fisso?  

Pensato forse si. Però non ci sono mai riuscito veramente. Diciamo che spesso ho rinunciato ad un posto fisso per la mia libertà, questo si, è successo parecchie volte e risuccederà. Più che altro perché il posto fisso non è sinonimo di felicità, non sempre almeno. Diciamo poi che negli ultimi anni è cresciuta la figura del nomade digitale, quindi sicuramente, se succederà, sarà un “posto fisso” che mi permetterà di lavorare in remoto, da dove e quando voglio, magari accarezzato da una brezza marina, a lato di una spiaggia bianca con il tramonto a farmi compagnia.

Ultimo viaggio?

Ogni volta che dico dove sono o dove andrò, mi mandano a quel paese. Sono appena tornato dal Messico dove ho avuto la possibilità di vivere dal vivo una delle più feste più belle e autentiche del Mondo: El dia de los Muertos. Ho avuto la fortuna di confrontarmi con delle comunità indios – i Tarahumara – che vivono in un’area remota del sud ovest dello stato del Chihuahua. E’ stata un’esperienza così forte che ho voluto tenerla totalmente per me, non sono riuscito a condividere nemmeno una storia su instagram per intenderci. C’è chi dice che la felicità è reale solo quando puoi condividerla…credo invece che condividere alla vecchia maniera, senza social e solo a tu per tu con la parola sia la vera condivisione, forse un po’ vintage; ma sicuramente più vera e autentica. Solo quando racconti puoi vedere la commozione di chi ti ascolta e poi, quei secondi di silenzio che dividono la fine del tuo racconto, dalle reazioni quasi senza parole di chi hai davanti. Quelle sensazioni i social non sono ancora in grado di darle. Certo ci sono i like, i followers, ma vuoi mettere le lacrime della tua migliore amica, quando le racconti che gli orecchini che le hai regalato, sono stati creati a mano sul momento, da una bambina di 8 anni con gli zigomi bruciati dal freddo, senza scarpe, che parla solo la sua lingua indigena? Altro che like.

Prossima meta? 

Riguardo ai miei futuri viaggi, andrò in Giamaica a inizio marzo, alle Lofoten a fine marzo e poi sto cercando di organizzare un viaggio alle Svalbard che sono il sogno di mio fratello e che vorrei regalargli.

Obiettivo 2023?

Toccando ferro, il conseguimento della patente nautica. Il sogno è quello di cominciare un nuovo emozionante capitolo della mia vita, in qualità di skipper.