Porte aperte a Casa Freinademetz

Sabato 24 settembre, Casa Freinademetz, struttura gestita dalla Caritas altoatesina per garantire un alloggio a chi si trova in difficoltà abitativa, aprirà le proprie porte per incontrare la popolazione e offrire la possibilità ai propri ospiti di presentarsi e raccontarsi, anche attraverso la condivisione di un pranzo multiculturale.

Da diversi anni Casa Freinademetz offre un alloggio momentaneo a persone singole o famiglie che vivono una crisi abitativa, anche se non tutti ne conoscono l’attività. Per questo motivo, la Caritas, che dal 2012 gestisce la struttura, ha organizzata una giornata d’incontro con la popolazione nella quale apre le porte della casa per raccontare come funziona questo servizio e conoscere i vissuti che vi ruotano attorno. L’appuntamento, per chi lo desidera, è per sabato 24 settembre, in via Ujöp Freinademetz 11, dalle ore 11 alle 16 a Bolzano.

“Per l’occasione, gli abitanti della casa prepareranno alcuni piatti tipici che raccontano le loro provenienza da diversi angoli di mondo. L’intento è quello di offrirli a tutti i curiosi che vorranno venire a farci visita, per creare un momento di condivisione e favorire la conoscenza reciproca” spiega Matteo Contegiacomo, responsabile del servizio Caritas, “Ma sarà anche un’opportunità per mostrare l’intero progetto che sta dietro a Casa Freinademetz che punta a coinvolgere tutto il vicinato”, conclude.

Casa Freinademetz, infatti, oltre ai 47 posti letto per coloro che non hanno una casa, mette a disposizione i suoi spazi anche per attività che coinvolgono l’intero quartiere, “Abbiamo un campo da calcio e uno spazio gioco per bambini, due sale in cui fanno prove 5 gruppi musicali, offriamo spazi per riunioni di condominio e per feste di compleanno dei nostri vicini e nel corso degli anni abbiamo organizzato vari tipi di corsi di formazione. Il nostro obiettivo non è solo quello di rinforzare e rendere più autonomi i nostri ospiti, ma anche di promuoverne l’integrazione e la convivenza sostenendo il benessere della collettività nel quartiere”, conclude Contegiacomo.

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