TEOFIL MILENKOVICH A CUMERLOTTI

di Fulvio Zanoni 
Pur vicinissima a Rovereto, la Vallarsa è un mondo a sé di spazi e di silenzi. Fuori dal tempo e persino fuori dalla storia, non più italiana ma non tirolese, Vallarsa/Brandtal propone luci, penombre, borghi, vedute che ogni volta sorprendono anche chi crede di conoscerla; e ti incanta, e ti appassiona.
Sconosciuto ai più, a sinistra del Leno e sotto le Piccole Dolomiti, Cumerlotti è un delizioso agglomerato di antiche case rurali magnificamente conservate. Niente ambiziosi ricuperi al soldo di illustri architetti: semplicemente la quotidiana, garbata manutenzione ad opera dei suoi venticinque abitanti.
All’ombra di questo magico contesto, in un pomeriggio di mezza estate allietato da soli 27 gradi Celsius, un pubblico sorprendentemente folto e addirittura internazionale (urge senz’altro un gemellaggio con la francese/vallarsera ville de Saint-Étienne!)  ha lungamente applaudito il protagonista del giorno.
Teofil Milenkovich non è più l’enfant prodige che ci stupiva anni fa. Dopo aver vinto tantissimi premi nazionali e internazionali ed essersi esibito in tutta Europa e negli USA (in recital, come solista con importanti orchestre, in duo e in formazioni varie), il ventiduenne Teofil è oggi un maturo violinista di fama. Non per caso ci ha regalato – a differenza di quanto avviene solitamente d’estate – un concerto non banalmente turistico ma con musica vera. Abbiamo ascoltato, fra altro, la bachiana Ciaccona, resa nella sua incommensurabile profondità, il ventiquattresimo Capriccio di Paganini, climax di virtuosismo strumentale, un altro difficilissimo Capriccio opera del pupillo (del Paganini) Camillo Sivori. Infine il Clair de lune di Debussy: l’esecuzione di Teofil è stata così convincente da insinuarci il dubbio che questo celeberrimo brano pianistico in realtà sia stato scritto specificamente per violino solo.
Merita un grazie, infine, l’Amministrazione comunale di Vallarsa che ha organizzato l’evento; un privilegio che a molti di noi resterà come una memorabile esperienza. “Io c’ero!”

 

 

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