L’Italia è il secondo Paese al mondo che conta più anziani e dove si vive più a lungo e meglio, ma dove manca nettamente il ricambio generazionale con un tasso di fecondità sempre più basso tanto da arrivare, e non da oggi, ad una media di 1,5 figli per donna. In questa situazione si entra in una trappola demografica che mette a repentaglio i livelli attuali di benessere e di welfare. Un dato significativo è la previsione dell’Istat per il 2070. Gli italiani saranno 47 milioni, 12 in meno della cifra attuale. E nemmeno i movimenti migratori riusciranno a colmare questo divario. Cosa serve all’Italia? Una vera politica a sostegno della famiglia e di un modello nuovo di accoglienza ed integrazione degli immigrati all’interno di un disegno complessivo sulla sostenibilità dei modelli sociali. Al Festival dell’Economia di Trento Gian Carlo Blangiardo presidente Istat, Anna Cristina D’Addio Senior policy analyst Unesco, Alessandro Rosina docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore, Stefano Scarpetta Oecd-Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico e Laura Zanfrini, docente Università Cattolica del Sacro Cuore e responsabile settore economia e lavoro Fondazione Ismu, in un incontro ad hoc coordinato Alberto Orioli vicedirettore Il Sole 24 Ore, si sono confrontati sulle ragioni di questo fenomeno che sempre più incombe sul nostro Paese. Senza giri di parole il docente della Cattolica Alessandro Rosina ha evidenziato che i giovani sono sempre meno e, considerati gli scarsi investimenti su di loro, vanno in altri Paesi “dove trovano terreno fertile per il lavoro e magari per formare una famiglia e fare dei figli”.
Ma gli immigrati, ci si è chiesti, sono una soluzione o una parte del problema dell’andamento demografico? Secondo quelle che ha definito Zanfrini “tre retoriche” sono la soluzione: “Sono più giovani e quindi fanno più figli, fanno il lavoro che gli italiani non vogliono fare, ci pagheranno le pensioni. L’immigrazione è stata una soluzione ma sta diventando una parte del problema visto che c’è un modello di integrazione bassissimo i cui nodi stanno arrivando al pettine: guadagnano in media il 38% in meno dei lavoratori italiani, vivono grazie al lavoro nero e la dispersione scolastica è altissima. Ad un’analisi più attenta troviamo che i problemi degli immigrati sono i problemi della società italiana. Ed è per questo – ha concluso la docente universitaria – che dobbiamo ragionare sull’immigrazione all’interno di un disegno complessivo sulla sostenibilità di modelli sociali”.
Foto, Gian Carlo BLANGIARDO, Anna Cristina D’ADDIO, Alessandro ROSINA, Stefano SCARPETTA e Laura ZANFRINI/c-Nicola ECCHER – Archivio Ufficio Stampa