ESCLUSIVO. Pandemia e psiche, parla il professor Enrico Cheli: “I bambini non vogliono più vivere”

Due anni di pandemia, di morti e di sofferenza ma non soltanto fisica. Questi ventiquattro mesi ci hanno segnato davvero nel profondo. Ciò che è più drammatico è il fatto che, dal fenomeno Covid, rischieremo di uscire quasi tutti distrutti. Le generazioni future, in particolare, potrebbero pagare un prezzo altissimo: “I bambini raccontano poco, ma i loro comportamenti rivelano molto”. Ne abbiamo parlato con il professor Enrico Cheli, psicologo psicoterapeuta,  sociologo e docente universitario. Ha insegnato e fatto ricerca in varie università italiane e straniere occupandosi di diversi ambiti, tra cui psicologia della salute, sociologia della scienza, comunicazione e media. È strutturato all’Università di Siena dove in passato ha ricoperto vari ruoli, tra cui quello di ProRettore per la cooperazione internazionale, di Direttore del dottorato di ricerca “Studi per la pace e risoluzione dei conflitti”, di Direttore di numerosi Master sul Counseling, l’intelligenza emotiva, la psicologia positiva, le abilità comunicativo-relazionali. L’ultimo suo libro, recentemente pubblicato da Enea edizioni, si intitola “Olismo la nuova scienza. Dal pensiero unico alla visione sistemica” e affronta molti dei temi toccati in questa intervista.
 
Professore: due anni di pandemia, di gravi sofferenze, ma anche di terrore e di compressione dei diritti inderogabili. In quale situazione versa la salute psicofisica degli Italiani?
 
“Direi che è piuttosto compromessa ma la causa è diversa a seconda delle persone: per alcuni è la paura di ammalarsi di COVID, per altri è lo stress prodotto dalle misure restrittive imposte dal Governo. Già nel 2020, durante i primi lockdown, sono aumentate crisi d’ansia, attacchi di panico e depressioni. In crescita pure i problemi relazionali, i litigi nelle coppie e nelle famiglie, in quanto il forte stress tende a farci diventare più suscettibili e irascibili. Purtroppo il fenomeno è proseguito per l’intero 2021. Abbiamo riscontrato un preoccupante aumento di tutte le patologie psicologiche, che dopo l’estate hanno riguardato principalmente i non vaccinati, in quanto più penalizzati dalle misure restrittive. Ora però il problema coinvolge anche i vaccinati che, a differenza di quanto gli era stato promesso, si stanno accorgendo che neppure due dosi sono sufficienti a tornare alla vita pre-Covid. Va poi considerato l’impatto psicosomatico…”.
 
E precisamente?
 
“Gli effetti negativi che lo stress psicologico produce sulla salute corporea. Gli studi scientifici degli ultimi decenni hanno rivelato che forti emozioni negative quali la paura disabilitano temporaneamente il sistema immunitario. Si tratta del meccanismo “fight or flight”, cioè “combatti o fuggi”: di fronte a un grave pericolo esterno le energie vengono concentrate sugli arti inferiori e superiori, diminuendo l’irrorazione del cervello e degli organi interni e disattivando il sistema immunitario. Nelle situazioni d’emergenza quest’ultimo può rimanere disattivato fino a sei ore e nel caso della pandemia siamo stati due anni in emergenza continua! Ciò indebolisce in modo rilevante e continuativo il sistema immunitario e favorisce pertanto l’insorgere di malattie infettive o l’aggravamento della malattia se già in corso. Conosco persone ricoverate per patologie diverse dal Covid che, scoperta casualmente la loro positività al virus, sono peggiorate immediatamente e finite sotto ossigeno”.
 
I “fragili” hanno pagato più di tutti: gli anziani nelle Rsa sono morti sia a causa del virus, sia della solitudine, mentre bambini e giovani sono stati privati degli anni più belli della loro vita…
 
“Quando a un anziano si toglie il contatto con i suoi cari si intacca anche la sua voglia di vivere. Per questo molti di essi si sono “lasciati andare”. Per quanto riguarda i bambini, è necessario fare un discorso a lungo termine, poiché sono stati colpiti dalle restrizioni a livelli diversi, a seconda dell’età. I più piccoli, ad esempio, hanno risentito maggiormente della mascherina: non aver più visto l’espressione del viso degli altri bambini o degli adulti causerà loro in futuro gravi problemi emozionali mentre i più grandi risentiranno del distanziamento sociale e del senso di colpa di poter infettare i loro nonni. Insomma questo regime di terrore continuo sortirà gravi ripercussioni negative di vario tipo al punto che nei prossimi anni sarà indispensabile elaborare percorsi riabilitativi e psicoterapeutici su vasta scala”.
 
Numerosi rappresentanti delle Istituzioni sostengono che si debba arrivare a una “nuova normalità”. Che intendono, secondo Lei?
 
“Bisognerebbe chiederlo a loro. In qualità di cittadino mi sono fatto un’idea, ma spetta a loro spiegare alle persone in virtù di quale investitura politica vorrebbero imporre questa “nuova normalità” su scala globale. Come cittadino rimango sospettoso, mentre da psicologo affermo che si tratta della classica strategia per preparare il terreno senza lasciar trapelare le loro intenzioni e i loro piani reali. Quando il progetto si compirà, le persone saranno così assuefatte da accettarlo acriticamente. Mi auguro, a questo punto, che la maggior parte della gente rimanga vigile”.
 
Di quali disturbi psicologici stanno soffrendo i bambini? Cosa raccontano i piccoli pazienti?
 
“I bambini raccontano poco, perché non sono in grado di esternare i problemi con le parole, ma lo fanno attraverso il corpo e le emozioni. I comportamenti rivelano molto di ciò che provano: insonnia, enuresi notturna, mutamenti improvvisi di umore sono sempre più frequenti, come pure gli stati depressivi che molti genitori scambiano per capacità di adattamento, valutando questa nuova tranquillità dei loro figli come positiva mentre invece è patologica. Quelli più grandi lamentano la privazione di cose pratiche, quali l’impossibilità di praticare sport e di uscire con gli amici: in pratica rivendicano una vita normale (in senso proprio). Altri, purtroppo, affermano di non voler più vivere”.
 
Si riferisce ai suicidi in età giovanile?
 
“A differenza degli altri Paesi, in Italia è difficile reperire dati sui suicidi precoci. Tuttavia i dati frammentari disponibili e quelli più completi di altri Paesi mostrano un raddoppio numerico e un abbassamento dell’età, nel senso che una volta i suicidi riguardavano i ragazzini dai 14 anni in su, ora anche quelli tra i 10 e i 14”.
 
Il ruolo dei media: come giudica la comunicazione degli ultimi due anni?
 
“I media contribuiscono in modo sconsiderato a mantenere uno stato di allarme permanente, i cui effetti, come ho detto prima, sono deleteri sulla nostra salute psicologica e anche fisica. Insegnando da decenni Sociologia dei media, conosco bene il fenomeno del terrorismo mediatico. Ai miei studenti ripeto sempre: “Quando scoppia un incendio è utile gridare “al fuoco” ma quando tutti hanno compreso la gravità della situazione, a cosa serve un “bombardamento” continuo, se non a stordire?” Tra l’altro il clima di terrore è stato mantenuto anche nei periodi in cui i contagi erano bassi. E poi abbiamo assistito alla mancanza di contraddittorio: in tv si presentano sempre i soliti esperti, che però non citano mai la letteratura scientifica ma fanno piuttosto affermazioni personali spesso senza alcuna reale base scientifica. Sono ormai opinionisti più che scienziati, e in questi due anni si sono contraddetti almeno una decina di volte: purtroppo va in scena uno spettacolo penoso, che scredita la vera scienza e i veri scienziati”.
 
Qualcuno sostiene che ci stiamo avvicinando al transumanesimo. Prossimamente numerose attività e professioni saranno svolte dalle macchine: quale futuro ci attende?
 
“In realtà questo è lo scenario di cui le elites ci vogliono convincere, non necessariamente accadrà davvero. Questo tipo di futuro è auspicato solo da alcuni gruppi di potere: innanzitutto perché essi producono tecnologie e dispositivi finalizzati a trasformare l’essere umano in un cyborg; in secondo luogo perché, al fine di realizzare i loro progetti -il transumanesimo è uno di questi- è necessario privare le persone dello spirito critico, dell’autocoscienza e quindi della loro umanità. Ci stanno provando da anni. Spesso vediamo in televisione servizi pseudo-scientifici che ci prospettano gli scenari verso cui “stiamo andando”…Però non è inevitabile intraprendere questa direzione. L’uomo-macchina equivale al Frankenstein, non certo a una evoluzione positiva dell’umanità”.
 
Si dice che la narrazione pandemica stia scricchiolando: avverte timidi segnali di “risveglio” da parte della popolazione?
 
“A mio parere i segnali sono più che timidi. Se, prima della pandemia, i “risvegliati” non superavano il 15-20% della popolazione, ora la percentuale è quasi raddoppiata. Inoltre la nuova stretta su obbligo vaccinale e Green Pass rafforzato ha iniziato a risvegliare anche numerosi vaccinati, i quali si stanno accorgendo che le promesse del Governo non sono state mantenute. Le Istituzioni ci hanno raccontato per mesi che solo il vaccino ci avrebbe liberato dal virus: adesso è palese che non saranno sufficienti nemmeno le tre dosi, perciò parecchi si stanno rendendo conto di essere stati ingannati. La difficoltà consiste nel canalizzare il dissenso. Inizialmente esso è stato volutamente frammentato dal Governo e dai media, sulla base del principio “divide et impera”. Adesso, però, si manifesta la tendenza a superare la frammentazione e ad unirsi nel reclamare la restituzione dei propri diritti e delle proprie libertà”.

Foto, Enrico Cheli

Francesco Servadio

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