Stefano Cavada, da bimbo creativo diventa affermato food-blogger e influencer

È riuscito in pochi anni ad affermarsi come vero ambassador del nostro territorio. Stefano Cavada, altoatesino, classe 1991, dopo le superiori si forma e ispira tra Londra e Parigi, e sono forse proprio queste esperienze “straniere” a riportarlo più motivato e con più forza di prima nella sua terra d’origine.  Questa volta però ha in tasca la sua ricetta di vita: raccontare e condividere le tradizioni e la cultura gastronomica del nostro territorio, unendo le contaminazioni di sapori e profumi mediterranei, esotici e nordeuropei. Un po’ cuoco, un po’ blogger un po’ influencer, un po’ scrittore, il comune denominatore protagonista resta però, nelle sue diverse forme, sempre uno: il cibo. Con Stefano, prodotti, sapori, ingredienti e profumi diventano ogni volta un viaggio nuovo in un pezzettino di Alto Adige da scoprire, conoscere o reinventare. In questi anni con la sua popolarità conquistata sul campo, i suoi modi gentili e i suoi contenuti sempre più creativi ha fatto conoscere ad un vasto pubblico la cucina altoatesina.

Oggi ci avventuriamo a conoscerlo meglio. Lo incontriamo in una pausa di una delle sue tante registrazioni, perché come Stefano ci racconta il pubblico non va mai abbandonato, anzi, va nutrito e deliziato ogni giorno con nuovi contenuti. 

Chi era Stefano bambino prima e uomo poi?
Da piccolo ero un bambino tranquillo, abbastanza insicuro, ma molto amato dalla mia famiglia. Crescendo sono riuscito a capirmi meglio soprattutto quando ho iniziato a dedicarmi alla passione più grande che avevo, ovvero la cucina, riuscendo a condividerla poi anche con i miei cari. I sogni nel cassetto invece sono sempre stati molti.

Quali erano questi sogni?
Il mio sogno da piccolo era diventare pompiere, poi con gli anni ho sognato di diventare architetto. La passione per i nuovi mezzi di comunicazione mi ha fatto successivamente aprire un mondo nuovo.

Spiegati meglio?
La voglia di fare della cucina il mio lavoro e di condividere le mie ricette mi hanno spinto a creare e postare videoricette su YouTube. La mia ambizione in questo campo è sempre stata quella di poter raccontare qualcosa lasciando un segno. Non ho per esempio mai pensato di poter aprire un ristorante.

Quando hai capito che quello che facevi funzionava e che tutto ciò sarebbe potuto diventare realmente un lavoro?
Quando ho iniziato a ricevere i primi apprezzamenti, i primi like ai video su YouTube e le successive richieste di collaborazione dalle aziende. In quel momento ho realizzato che sempre più persone credevano davvero in me e in quello che stavo facendo. A quel punto ho concretizzato che questo sarebbe stato il mio lavoro.

Come nasce realmente la passione per la cucina?
In realtà l’ho sempre avuta. Mi è stata tramessa dalla mia famiglia e in particolare da mia nonna Carmela. Da bambino gironzolavo spesso in cucina quando mia mamma preparava la cena. Ricordo ancora il primo piatto di spaghetti al pomodoro che cucinai a sette anni. Ogni Natale, poi, era una vera e propria festa. Assieme a mia sorella e ai miei genitori preparavo i biscotti natalizi e gli Agnolini. Ognuno aveva il proprio compito e ci coordinavamo al meglio perché tutto riuscisse alla perfezione.

E la specializzazione nella cucina made in Südtirol?
Ho capito che volevo portare al pubblico le ricette e i piatti tipici della mia terra facendo conoscere le tradizioni culinarie e gli ingredienti tipici dell’Alto Adige, rivisitati, però in chiave moderna. L’idea dalla quale sono partito è stata quella di valorizzare e dare identità alle mie origini. 

L’obiettivo più grande raggiunto fino a questo momento?
Senza dubbi i miei due libri: “La mia cucina altoatesina” e “Il mio Natale altoatesino”. Sono uno dei più grandi traguardi che abbia mai raggiunto, perché ci ho messo anima e cuore nel realizzarli, con tanto, ma tanto lavoro, tra scrittura, prove e realizzazione delle ricette.

Prossimo obiettivo da raggiungere?
Vorrei tornare in televisione, per portare nuove ricette e nuovi racconti, come ho già fatto alcuni anni fa con SelfieFood su La7d. Qualcosa nell’aria già c’è …ci stiamo lavorando.

Cosa consiglieresti a un giovane che vorrebbe intraprendere la tua strada?
Prima di tutto non può mancare il sacrificio, è indispensabile “studiare” continuamente, passare ore ai fornelli provando e riprovando le ricette. Non può mancare una buona dose di fantasia per creare nuove pietanze e provare abbinamenti inediti. Un’altra cosa che non può mancare è la curiosità, tutto può essere fonte di ispirazione, ogni cosa che ci circonda può essere un utile input e bisogna saper assorbire il meglio da ogni situazione che si vive. Indispensabile poi dedicare tempo ai propri follower, rispondendo a ogni loro dubbio e interagendo con loro per creare una comunità unita che ti sostenga e si ritrovi in te.

Qualcosa che ancora non hai raccontato o detto a nessuno? 
Il mio terzo libro sarà interamente dedicato alle ricette da forno, più di così sarebbe uno spoiler troppo grande…siete i primi a cui lo dico. 

Lasciaci allora un trucco da utilizzare in cucina in abbinamento all’ ausilio del forno. 
Alla pasta frolla non deve mai essere data la forma di una palla ma di un mattoncino alto pochi centimetri. Così, quando la si pone in frigorifero a riposare, il centro si raffredda più velocemente ed è più semplice da stendere.

Non ci resta che aspettare le tante novità che Stefano ha in serbo.  Il pensiero finale prima di congedarsi va però ai suoi nonni, che oggi non ci sono più, e che sarebbero più che mai orgogliosi di quanto quel bambino sia cresciuto e di quanto abbia con le sue sole forze realizzato in questi anni. 

Angelo Gennaccaro

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