L’Alto Adige “arancione” è chiuso, nel resto d’Italia invece no

“Ogni giorno di chiusura nel commercio porta a perdite di posti di lavoro, alla scomparsa di aziende e a un enorme trasferimento di fatturato verso i giganti del commercio online. Abbiamo bisogno di una soluzione immediatamente efficace e, soprattutto, di poter tornare a lavorare”, afferma il presidente dell’Unione commercio turismo servizi Alto Adige Philipp Moser in una prima reazione alla decisione, presa oggi dalla Giunta provinciale, di non lasciare che il commercio riprenda la sua attività.
“Ci chiediamo se, al momento di emanare una nuova ordinanza che conferma l’obbligo di chiusura per il commercio, la politica abbia davvero afferrato la gravità della situazione oppure no”, si chiede con grande preoccupazione Moser.
“Per l’Italia siamo zona arancione dal 29 gennaio, ma dobbiamo subire regole più severe – compresa la chiusura del commercio – come quelle della zona rossa”. Questo modo di agire non è in nessun caso comprensibile, e mette a rischio l’esistenza di molte aziende e innumerevoli posti di lavoro. La politica deve dare un futuro agli imprenditori e ai loro collaboratori”, aggiunge il presidente dell’Unione.
L’Unione sottolinea anche il fatto che non sarà possibile risolvere la drammatica situazione solo con il previsto pacchetto di aiuti della Provincia. “Serviranno circa tre mesi prima che le aziende ricevano i sostegni economici”, ricorda il Presidente. Per molte imprese commerciali sarà troppo tardi. Molti non sanno come coprire i costi fissi e non potranno aspettare più a lungo.
Ci potrà aiutare solo la riapertura per poter finalmente tornare al lavoro. Come zona arancione il commercio altoatesino potrebbe riaprire, prevedendo anche la possibilità di compiere acquisti in un altro comune, se nel proprio non sono disponibili i beni necessari.
La politica è esortata a eliminare questa ingiusta disparità di trattamento per il commercio che si prolunga ormai da settimane. La politica dovrebbe prevedere e realizzare graduali allentamenti e soluzioni alternative. “Che la ripresa del commercio sia possibile lo dimostrano i mesi passati, nei quali il settore non è mai stato un hotspot – anche perché aziende e collaboratori si sono sempre attenuti scrupolosamente alle regole. Ciò include per esempio l’uso di mascherine FFP2, che il commercio ha introdotto obbligatoriamente a differenza di molti altri settori”, conclude il presidente Moser.

Foto, Philipp Moser

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