Coronavirus. Il sistema a colori crea caos e non benefici

L’Alto Adige resta in zona arancione nonostante le nefaste previsioni di vari media nazionali, secondo cui la provincia di Bolzano sarebbe passata in zona rossa a causa di una incidenza di contagi settimanale al di sopra dei 250 casi. Effettivamente non bisogna dare troppo adito agli allarmismi dei media, ma attendere il verdetto finale del ministro Speranza. Teoricamente la provincia di Bolzano con un RT di 0,75 nel periodo tra il 22 e il 28 febbraio dovrebbe essere collocata in zona gialla, perché al di sotto del 1,0, valore in base al quale scatta la zona arancione. C’è da dire che la pressione ospedaliera è al 41%, quindi di poco superiore al 40% previsto. I casi Covid stanno calando come in nessun’altra zona d’Italia. Diverse regioni italiane da lunedì passeranno in fascia arancione o persino rossa a causa di un peggioramento dell’andamento epidemico. Pare ovvio che il sistema a colori non funzioni affatto e che sia persino contraddittorio. Come rivela Matthias Kofler nella Neue Südtiroler Tageszeitung ogni martedì la Provincia invia i dati a Roma e già il giorno successivo il Ministero della Salute invia la sua risposta. Entro giovedì gli esperti dell’Azienda Sanitaria locale possono inoltrare eventuali modifiche o chiarimenti riguardanti i dati inoltrati. Venerdì la Cabina di regia fornisce le sue raccomandazioni circa l’inquadramento nelle varie zone a colori. La decisione finale spetta però al Ministro della Salute, il quale dopo aver sentito i presidenti delle regioni, con un decreto ministeriale stabilisce le varie aree di riferimento che a partire dal lunedì successivo entra in vigore. Non si tratta pertanto affatto di una valutazione unicamente scientifica, come si potrebbe pensare, ma soprattutto politica.
Un sistema che ormai da tempo non sembra assolutamente voler dare i frutti sperati. Ora un cambio di passo è più che auspicabile.

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