Plasma iperimmune: partono le diffide ad adempiere del Comitato Cura Domiciliare Covid

A pochi giorni di distanza dall’ennesimo appello rivolto alle autorità sanitarie a condividere lo schema terapeutico per il trattamento del Covid in fase precoce ed a sperimentare con urgenza l’ivermectina e la colchicina (due farmaci che si sarebbero rivelati molto promettenti per sconfiggere il virus), il “Comitato per il diritto alla cura tempestiva domiciliare nell’epidemia di Covid-19” ha inviato un atto di diffida al prelievo del plasma iperimmune, alla sua conservazione, nonché alla sua distribuzione e al suo utilizzo tempestivo nei reparti ospedalieri di degenza Covid. La diffida, con il contestuale invito ad adempiere, è stata recapitata al Centro Nazionale Sangue, alle Regioni e alle Province Autonome di Bolzano e Trento, con i rispettivi assessorati alla sanità e, per opportuna conoscenza, anche al Ministero della Salute e ad Aifa, l’Agenzia Italiana del Farmaco. Presieduto dall’avvocato Erich Grimaldi, il Comitato Cura Domiciliare Covid ha raccolto numerose segnalazioni, sia dei pazienti guariti (“che non riuscivano a donare il plasma nella propria Regione, in assenza di adeguati centri di raccolta e/o di informazioni”), sia dei familiari dei malati Covid, “che non riuscivano a reperire sacche presso i centri trasfusionali della propria Regione ovvero di ospedali Covid che, benché sollecitati, non adottavano, tempestivamente, la predetta terapia”. La diffida ad adempiere è motivata dal fatto che: “L’utilizzo tempestivo del plasma iperimmune, negli ospedali di Mantova e Pavia, dimostrava di avere un ruolo fondamentale nella riduzione del rischio di trasferimento in terapia intensiva, favorendo la sopravvivenza e la minore durata della degenza dei pazienti affetti da Covid-19”. Prosegue l’avvocato Grimaldi: “Il dottor Massimo Franchini, Direttore del SIMT Servizio Immunoematologia e Medicina Trasfusionale di Mantova, altresì, contattato dall’istante Comitato, comunicava che centinaia di pazienti, di altre Regioni italiane, si rivolgevano direttamente all’ospedale di Mantova, onde poter ottenere delle sacche di plasma iperimmune, non reperibili altrove, per poterle somministrare, a familiari affetti da Covid e ricoverati in diversi ospedali della penisola”. Il Comitato auspica di valorizzare il notevole lavoro già svolto dai centri trasfusionali territoriali, “con il prezioso contributo dei donatori, convogliando tutte le energie verso un obiettivo comune ovvero quello di raccogliere, conservare e distribuire il plasma in tempi rapidi, attese le problematiche che potrebbero discendere dalle circoscritte tempistiche afferenti l’espletamento di tali operazioni”. Inoltre il legale “sollecita un coordinamento delle attività di conservazione e distribuzione del plasma, da parte dei centri trasfusionali regionali, operanti su tutto il territorio nazionale. Un coordinamento ed una sinergia, tra le attività dei centri trasfusionali regionali e le strutture riceventi, invero, consentirebbe di somministrare il plasma ad una sempre crescente platea di pazienti, con innegabili benefici sull’andamento dell’emergenza sanitaria ancora in atto, senza far decorrere, vanamente, i tempi tecnici previsti per una tempestiva raccolta.
Il Comitato, altresì, ritiene necessario, che gli enti regionali sensibilizzino i nosocomi territoriali affinché utilizzino, senza indugio, il plasma iperimmune, con effetto immediato e, comunque, entro i primi 3/4 giorni dal ricovero nei reparti di degenza, come affermato da uno studio argentino pubblicato dal New England Journal of Medicine”. In difetto “il Comitato denuncerà eventuali inadempienze alle Autorità giudiziarie competenti, al fine di garantire la tutela del diritto alla salute dei cittadini italiani e Vi riterrà responsabili di ritardi ed omissioni, che possano compromettere la stessa, con aggravamento dei pazienti che non riceveranno tempestiva terapia con plasma iperimmune, con riserva di ogni opportuna azione”.

Francesco Servadio

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