Cartelle esattoriali, bene il rinvio

CNA Trentino Alto Adige accoglie positivamente lo stop fino a fine febbraio dell’invio delle cartelle esattoriali deciso dal Consiglio dei ministri, ma ritiene che l’intervento sulla pressione fiscale, in considerazione dei gravi danni provocati dalla pandemia ad alcuni settori economici, sia ancora insufficiente. “Per interi comparti, alcune scadenze fiscali passate e presenti, forse anche future, dovrebbero essere annullate completamente”, afferma il presidente regionale Claudio Corrarati.

“Il rinvio di per sé non è sufficiente – argomenta Corrarati – e dovrà rappresentare una finestra temporale da utilizzare per definire una rimodulazione delle cartelle coerente con la difficile situazione che sta vivendo l’economia a causa della pandemia. L’Agenzia delle Entrate, anche grazie alla fatturazione elettronica e ai sistemi digitali, oltre al database dei ristori già erogati, ha un quadro chiarissimo ed esaustivo delle aziende, delle filiere e dei comparti che sono fermi da quasi un anno o che stanno viaggiando a ritmo molto ridotto”.

“Tutti di primo acchito– chiarisce il presidente regionale – pensiamo ad hotel, ristoranti, bar, negozi, trasporto persone. Vero, questi settori hanno avuto nel 2020 ricavi dimezzati, in alcuni casi ridotti fino all’80%. Ma ce ne sono altri che non sono mai ripartiti o al massimo sono rimasti aperti un mese: fiere, organizzatori di eventi, attività culturali, teatri, cinema, palestre, piscine e tanti altri. Ecco, per questi settori, che hanno perdite di fatturato elevatissime, le cartelle esattoriali scadute e prorogate dovrebbero essere annullate. Per settori di filiera con minor impatto, dovrebbero essere rimodulate nell’ottica della sopravvivenza e della sostenibilità finanziaria. Il tutto con un meccanismo fiscale automatico che non faccia nemmeno partire la cartella esattoriali non pagabili per mancanza di incassi. E’ davvero inaccettabile che settori fermi per disposizione dello Stato o delle Regioni e delle Province debbano pagare anticipi Iva su somme che si sa già che non incasseranno. La pandemia richiede uno sforzo di riordino sempre più indifferibile che dia una mano a chi è in crisi,  non che lo affossi definitivamente”.

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