Ristori, il criterio del codice Ateco lascia fuori tante PMI

“Per selezionare le imprese che hanno bisogno di ristori, il criterio dei codici Ateco è inadeguato”. Lo afferma CNA Trentino Alto Adige, che propone invece in criterio del calo dei fatturati, in grado di comprendere anche negli aiuti l’intera filiera che si ferma in caso di blocco di una o più categorie.

“La policromia variabile delle regioni italiane – afferma il presidente regionale Claudio Corrarati – e le differenze all’interno delle Regioni e delle Province,  ad esempio il peso del turismo in alcune vallate del Trentino Alto Adige rispetto alla vocazione produttiva e di servizio dei centri urbani di fondovalle, richiede quotidiani aggiornamenti dei criteri di assegnazione dei ristori. Troppe imprese in affanno sono escluse dai ristori: in molti casi anche chi rimane aperto, infatti, ha visto ridursi drammaticamente il fatturato. Proprio come chi è costretto a chiudere, magari perché in zona rossa o arancione. O come le imprese il cui volume d’affari si concentra soprattutto nelle ore serali. Ecco perché serve un criterio diverso da quello finora stabilito dai decreti ristori per tutelare artigiani, imprese, autonomi e professionisti delle filiere colpite dalle misure restrittive”.

Corrarati fa un esempio esplicativo: “Se un Dpcm nazionale o le ordinanze provinciali fermano i ristoranti, non lavorano nemmeno gli artigiani della manutenzione, le lavanderie per il tovagliato e gli autotrasportatori che dovrebbero consegnare i rifornimenti. Per determinare chi ha diritto o meno al contributo a fondo perduto previsto dai decreti ristori è indispensabile adottare come criterio il calo di fatturato: unico strumento oggettivo per valutare le oscillazioni nel business di un’impresa. Altrettanto inadeguato è il periodo di riferimento sin qui stabilito: va ampliato, perché non tiene conto della fisiologica ciclicità che caratterizza i fatturati di molti settori. Per un’azienda del turismo, ad esempio, aprile è un periodo ben diverso da agosto o dicembre, mentre novembre, nelle vallate alpine, è un mese di scarso movimento a prescindere dal lockdown”.

Secondo CNA “servono ulteriori risorse per sostenere le imprese. Secondo i calcoli del Centro Sudi CNA, un quarto del sistema produttivo regionale rischia di sparire a breve, se non ci saranno interventi tempestivi e incisivi”.

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