L’allarme di Confesercenti: „agenti di commercio dimenticati dai ristori“

Bolzano. Dimenticati. È questa la sensazione che gli agenti di commercio hanno dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Ristori governativo. La categoria non è presente scatenando un misto di rabbia e amarezza raccolto anche da Confesercenti Alto Adige che si è affiancata alla protesta nazionale firmata dalle associazioni di settore Fiarc, Federagenti, Anasf ed Assopam. “Purtroppo – spiegano il presidente Federico Tibaldo e la responsabile di categoria Claudia Masera – gli agenti di commercio si trovano nuovamente incastrati in una situazione decisamente penalizzante”. Vero che l’attività non è stata bloccata dai Dpcm governativi e dalle ordinanze provinciali ma è altrettanto vero che agli agenti di commercio è stata levata la terra da sotto i piedi. “Prendiamo, per esempio, i professionisti che lavorano con il settore della ristorazione o dei bar. È evidente che, chiudendo tutte le attività di riferimento, si immobilizzano anche gli agenti che non hanno clienti con cui lavorare. Senza contare che per chi lavora lontano da casa, quindi la quasi totalità della categoria, si determina una situazione dove è persino impossibile andare in bagno. Sono problemi magari minori ma comunque molto concreti. In Alto Adige parliamo di un settore che impiega 1.400 persone coinvolgendo, logicamente, anche le loro famiglie”.
La richiesta, dunque, è molto chiara: “Chiediamo sia al governo sia alla Provincia di Bolzano di aprire immediatamente un tavolo di confronto per trovare degli schemi d’aiuto anche per gli agenti di commercio che non possono essere totalmente dimenticati o non considerati”. Già dopo la primavera il percorso per arrivare agli aiuti fu molto complesso. “L’errore più grande – concludono Tibaldo e Masera – fu prendere come metro di paragone il mese di aprile. Chi conosce il mondo degli agenti di commercio sa che le provvigioni (e in generale le varie attività) vengono fatturate trimestralmente. Nel mese di aprile, quindi, questi professionisti hanno emesso le fatture per i mesi di gennaio, febbraio e marzo. Chiaro ed evidente che si tratta di una mensilità non significativa per quantificare perdite legate al Covid. Un calcolo pesantemente condizionato da due mesi pieni di attività a regime normale non essendo ancora scoppiata l’emergenza pandemica”.

Foto, Federico Tibaldo

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