Emendamento sull’iscrizione all’Ordine dei medici in Alto Adige, Crisafulli molto scettico

Non occorre che ribadisca che il bilinguismo e più in generale la tutela delle minoranze linguistiche e delle prerogative derivanti dal nostro Statuto d’Autonomia sia un bene prezioso, da preservare e sviluppare – afferma l’avv. Luca Crisafulli in una nota inviataci, nella quale afferma tra l’altro che la soluzione ai problemi di carenza del personale sanitario nei nostri ospedali non passa da una norma come quella inserita nell’emendamento a firma dei senatori Unterberger, Steger, Durnwalder e Laniece.
In primo luogo perché con essa non viene introdotta quella deroga alla certificazione linguistica per l’accesso alla sanità pubblica che costituisce oggi il maggior freno al reclutamento di personale sanitario nella nostra provincia. In secondo luogo, l’emendamento tenta di far entrare nel nostro ordinamento una disposizione incompatibile con le disposizioni comunitarie, quindi presta il fianco ad una possibile impugnazione innanzi alla Corte Costituzionale
. Dal quadro normativo comunitario si desume chiaramente che, per poter esercitare in Italia una professione sanitaria, è necessario essere in possesso della conoscenza della lingua italiana. Nell’ottica di garantire la tutela della salute pubblica, la parificazione linguistica sancita dall’art. 99 dello Statuto, deve essere intesa nel senso che la conoscenza della lingua tedesca può eventualmente affiancarsi alla conoscenza della lingua italiana, da cui, comunque, non si può prescindere. Ciò è quanto, peraltro, sostenuto qualche mese fa dal Consiglio dei Ministri nell’impugnativa della Legge provinciale 17.10.19, n. 10 (Legge europea provinciale 2019) – scrive Crisafulli, secondo cui l’emendamento non convince anche per la sua formulazione. Non si può derogare al requisito linguistico per l’accesso alla professione medica e non intervenire su tutte le norme che presiedono il funzionamento dell’Ordine dei Medici e dei suoi organi. Infine, con l’introduzione dell’obbligo di bilinguismo anche nei servizi sanitari di interesse generale, verrà fortemente limitata l’attività di tutte quelle cliniche private convenzionate con il SSP, le quali, con l’approvazione definitiva dell’emendamento, dovranno organizzare la loro attività in modo da garantire l’uso delle due lingue.
Quindi i medici italiani, che non sono bilingui, che da anni lavorano nelle cliniche private, dovranno lasciare il loro lavoro.
In un periodo di forte carenza di medici, l’effetto determinato dall’emendamento si porrebbe in antitesi con lo scopo perseguito dal legislatore –
conclude il membro della Commissione dei 6 e dei 12, per nulla convinto dell’emendamento approvato.

Foto, Luca Crisafulli.

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