La Commissione Europea non ha posto alcuna obiezione al decreto presentato dall’Italia per quanto riguarda l’obbligo di indicazione della provenienza delle carni suine trasformate in prosciutti e insaccati. Il termine per una eventuale obiezione è scaduto ad inizio luglio, senza che da Bruxelles ve ne sia stata effettivamente una – di conseguenza le nuove disposizioni dell’Italia sono state accettate.
Secondo quanto riportato dall’associazione italiana “Coldiretti”, la carne di 3 su 4 dei prosciutti acquistati in Italia proviene dall’estero, prevalentemente da grosse macellerie del Nord Europa. Ciò è stato anche recentemente dimostrato, sostiene Coldiretti, dal caso Thönnies, un distributore di carne della Nord Reno-Westfalia, con forniture anche verso l’Alto Adige e l’Italia, e che a causa dell’elevato numero di collaboratori risultati positivi al Covid 19 ha suscitato un particolare clamore.
Dovrà essere indicato obbligatoriamente nelle etichette:
“Paese di nascita: (nome del paese di nascita degli animali);
“Paese di allevamento: (nome del paese di allevamento degli animali);
“Paese di macellazione: (nome del paese in cui sono stati macellati gli animali).
La dicitura “100% italiano” è utilizzabile solo quando la carne provenga da suini nati, allevati, macellati e trasformati in Italia.
Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati in uno o più Stati membri dell’Unione europea o extra europei, l’indicazione d’origine può apparire nella forma: “Origine: UE”, “Origine: extra UE”, “Origine: UE e extra UE”. La sperimentazione sarà in vigore fino al 31 dicembre 2021.
“Questo decreto offre maggiore trasparenza, cosicché i consumatori e le consumatrici possano effettuare scelte d’acquisto più consapevoli”, commenta Gunde Bauhofer, la direttrice del CTCU dell’Alto Adige . “In particolare per la carne e gli insaccati, per i quali aspetti come il trasporto e il benessere degli animali hanno una notevole importanza, l’informazione trasparente lungo tutta la filiera è una delle priorità per i consumatori e le consumatrici. In molti vorrebbero anche un’etichetta europea che indichi il benessere degli animali e che permetta di tenere in considerazione anche questo aspetto durante la fase dell’acquisto”.
Il decreto, promosso dai Ministeri per l’Ambiente, la Salute e lo Sviluppo Economico, rientra nella strategia europea “From Farm to Fork”, parte del cosiddetto “Green Deal UE”. L’obiettivo di questa strategia è una maggiore sostenibilità lungo tutta la filiera: dalla produzione alla distribuzione fino al consumo, con una conseguente riduzione degli sprechi alimentari.
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