La triste storia di Gerda Bormann, donna ideale nazista

L’insegnante della scuola dell’infanzia Gerda Buch, figlia del noto nazista Hans Walter Buch, aveva vent’anni quando sposò prima con rito civile e poi con rito evangelico Martin Bormann di nove anni più anziano di lei. Testimoni di nozze furono il padre della sposa e Adolf Hitler, di cui Bormann era segretario. Dall’unione nacquero dieci figli. Martin il più vecchio, nato nel 1930 aveva due padrini di battesimo, Ilse Heß, moglie di Rudolf Heß – di fede evangelica e il cattolico Adolf Hitler.
Bormann nel 1933 divenne responsabile dell’equipe nell’ufficio del vice del Führer, carica che ricoprirà fino al 1941, nonché Rechsleiter. Dal 1938 entrò nella cerchia personale di Hitler e un anno dopo divenne uno dei più scrupolosi e spregiudicati consiglieri del quartier generale del Führer. Dopo il volo in Inghilterra di Rudolf Heß nel maggio del 1941, Bormann divenne dirigente della cancelleria del Partito, ministro del Reich e membro del Consiglio dei ministri per la difesa della Germania.
Bormann rimase accanto al suo Führer fino alla fine e all’inizio del maggio 1945 fuggì dal Führerbunker. Sulla sua scomparsa si sommarono numerose voci, ipotizzando persino un suo rifugio in Sudamerica finché decenni dopo un tribunale ne dichiarò la morte certa.
La sua famiglia abitò a Monaco di Baviera, a Grünwald, a Icking nell’Isartal e nel 1933 a Pullach presso Monaco, dove dal 1939 la pusterese Paula Pallhuber lavorò nella loro villa come governante. Il figlio Martin frequentò la Reichsschule del Partito presso lo Starnberger-See, soppressa alla fine d’aprile 1945. Per questioni legate alla guerra, Martin, dopo il conflitto, non rivedrà né la madre, né il padre.
Gerda Buch in Bormann era giunta dalla Renania a Selva di Val Gardena con i suoi figli, la moglie di suo fratello Hermann con figlio, nonché la moglie del Gauleiter Hanke von Breslau e i relativi figli. Anche la signora Himmler aveva trovato rifugio assieme alla figlia a Selva di Gardena, dove fu arrestata dagli Alleati.
Con il nome “Bergmann”, come si fecero chiamare i Bormann, non riuscirono ad andare per molto tempo. Gerda si ammalò, a Bolzano le diagnosticarono un tumore all’utero. Un intervento le fu negato. La sua identità era venuta a galla!
Paula Pallhuber accudì con dedizione i famigliari di Gerda, mentre l’ammalata all’inizio d’ottobre dovette nuovamente essere ricoverata in ospedale. Fu internata e interrogata dagli Americani circa il domicilio del marito latitante. Alla fine fu trasferita al Lazzaretto dei prigionieri di guerra presso il Meraner Hof in riva al Passirio. Con l’aiuto di un pastore protestante e del prete cattolico Theo Schmitz fu possibile ai figli incontrare la madre ammalata. Il sacerdote cattolico assistette donna Bormann fino alla sua morte avvenuta il 23 aprile 1946 e le promise di occuparsi dei figli. Fu lui a dare l’annuncio funebre telegrafando in val Gardena, come ricorda Ludwig Walter Regele in Meran und das Dritte Reich, Studienverlag, Innsbruck, 2007.
Il figlio Martin solo un anno dopo la morte della madre apprese la notizia da un articolo di giornale. Gerda Buch fu sepolta a Merano senza fiori e senza che qualcuno la ricordasse. Presenti al rito funebre sei dei suoi numerosi figli e Paula Pallhuber. Prima fu sepolta nel cimitero civile di Merano, successivamente le sue spoglie furono traslate nel vicinissimo cimitero militare, dove giacciono assieme a quelle di un soldato tedesco.
Grazie all’impegno del suo fedele sacerdote, i figli furono degnamente assistiti e sistemati presso famiglie per garantire loro un adeguato e dignitoso futuro.

Foto, Gerda Bormann.

Claudio Calabrese

Giornalista pubblicista, scrittore.

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Claudio Calabrese

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