Non ho mai avuto un buon rapporto con lo sport, fin da bambino. Non ho mai sentito il desiderio di competere e nemmeno di tifare per una squadra. Non sono mai andato in uno stadio a vedere una partita di calcio, non so cosa significhino espressioni come “fuori gioco, corner, play off, ecc.” ma sto bene cosi nella mia ignoranza. Anzi sono in competizione con il mio amico Claudio C. perchè ciascuno di noi due sostiene per sè un primato di ignoranza calcistica.

Sono consapevole che si tratti di una anomalia, se non di una patologia, in un Paese come l’Italia che antepone la disputazione di una partita alla salute, al lavoro, alla cultura. Dove in una nota rubrica del lunedì si arivò a parlare di “intelligenza di piede” nel commentare la partita domenicale. Compatitemi se volete ma è cosi. Quando molti anni fa l’Italia vinse il campionato del mondo ero al mare; io rimasi sdraiato su un materassino in piscina mentre tutti urlavano appassionatamente alla tv nella hall dell’albergo. Il direttore chiese a mia moglie se fossi “normale” !

Io credo che un po’ di movimento sia salutare ma che lo sport faccia male. La penso come Andreotti quando rispose a chi gli chiedeva quale sport praticasse “Vado ai funerali dei miei amici sportivi”. Ne ho costantemente la riprova. Claudio D. che suona la chitarra con me, abituato a estenuanti scorribande sui monti con superamento di dislivelli stratosferici sta male. Alcuni miei amici di un tempo, tutti diplomati Iseef, insegnanti di educazione fisica, salutisti e super sportivi se ne sono andati ben prima del tempo.

Fossi nato nella Grecia classica avrei voluto vivere ad Atene non certo a Sparta e recuperando un vecchio aforisma direi che “Il calcio farà molto bene alle ossa ma al cervello fa sicuramente male”. Gli Ultras della curva sud trasferiscono il loro tifo in una violenza incontrollata che richiama lo storico “Panem et circenses”. Abbiamo visto migliaia di episodi dove il fanatismo sportivo diventò il collettore di ogni tensione sociale e la sua valvola di scarico.

Sarà una questione di mentalità ? Per capire racconto un breve episodio occorsomi quando ero allievo ufficiale dell’esercito ad Ascoli Piceno nel 1975. Si teneva una faticosa competizione di corsa sui 5.000 metri durante la quale mi fermai e riparai dietro un albero. Venni visto e punito, ma quello che mi colpì fu la motivazione che siglava la distanza tra il mio pensiero e quello dell’istruttore. Diceva “Punito perchè cercava di alterare il risultato della gara sottraendosi per un giro”. A me invece di vincere la gara importava proprio nulla; ero solo stanco e mi ero fermato a riposare.

Obiezione: “Ma non sei un fisiologo, come fai a sostenere che lo sport faccia male ?”. Rispondo cosi. Come si fa a migliorare la prestazione di un motore ? Si aumenta il rapporto di compressione nei cilindri. Si ottiene una velocità più elevata ma in contropartita una vita molto più breve. All’estremo vediamo i motori di Formula 1, prestazioni altissime ma durata di qualche ora, poi lo puoi buttare. La analogia è chiarissima.

Per concludere richiamerei “Mens sana in corpore sano” chiarendo che non è un motto che celebra lo sport, tutt’altro. Giovenale riteneva che davvero importanti fossero il pensiero, la volontà,  la salute dell’anima, lo stoicismo. I fanatici sportivi invece presentano una “mens malata” e forse per questo sono infelici ed aggressivi.

Alessio Oss Emer

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Alessio Oss Emer

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