Psicologia. Educare i maschi, un’emergenza educativa

Hanno fatto scalpore i dati recenti dell’Istat che ci hanno mostrato uno scenario sconvolgente sulla violenza alle donne, la quale colpisce nel corso della vita il 31,5% delle 16-70enni, ovvero più di 6 milioni. Ma ancora più incredibile per il nostro tempo è il dato relativo alla percezione comune della violenza. Secondo l’indagine, una persona su quattro pensa che l’aggressione sessuale sia scatenata nei maschi dal modo di vestire di una donna e il 39,3% ritiene che se una davvero non vuole un atto sessuale, sia in grado di sottrarsi.
Diventa doveroso allora domandarsi il perché di queste risposte e soprattutto interrogarsi su quali modelli culturali e educativi stiamo fornendo a chi cresce e si prepara alle relazioni.
Penso che il discorso sull’educazione dei figli e in particolare dei maschi, debba essere messo sotto quella lente di ingrandimento, quella che ci serve per vedere quanto la violenza maschile non c’entri con la virilità e la sua espressione. Così come è fuorviante collegarla a una qualche devianza di un gruppo di maschi maniaci e emarginati. Quest’ultima è un’equazione semplicistica e fuorviante che alimenta solo risposte di emergenza e politiche basate esclusivamente sulla repressione.
Dovremmo invece parlare di educazione al maschile e provare a individuare di quali eventuali deficit è portatrice l’immaginario dei maschi o, più ancora, cosa rende possibile il fatto che gli aspetti mostruosi, presenti in ognuno di noi, diventino pensieri e gesti violenti.
Urge che si apra una profonda riflessione con cui aiutare gli uomini a capire cosa accade nelle pieghe oscure dell’anima e possa essere davvero utile a rintracciare nel proprio interno, quel lato oscuro e malefico che si annida dentro. Perché è fondamentale che i maschi sappiano quanto il proprio maschile, per sua natura, sia generatore di violenza. Ed è altrettanto necessario che siano in grado di rintracciare i fili sotterranei che legano le storie, i desideri, le fantasie, i bisogni anche “normali”, all’aggressività e alla violenza.
Non si tratta di trovare giustificazioni. Ma, al contrario, urge costruire un sentire maschile più ampio, capace di ascoltare le proprie parti mostruose e contenere l’ombra perfida di quel notturno Mister Hyde che si aggira nell’oscurità dell’inconscio da cui troppo spesso siamo lontani.
Perché questo accada serve promuovere per gli uomini e ancor di più per i giovani e i bambini, percorsi di crescita interiore, attenzione e ascolto alle emozioni proprie e altrui, che servano a dare un significato a ciò che proviamo e un volto a quel demone nascosto nel sottosuolo della coscienza.
Abbiamo bisogno di cambiare radicalmente il progetto educativo soprattutto dei maschi che stiamo facendo crescere fragili e deboli, forse proprio a causa di un eccesso di maternage e al contempo di assenza paterna. Dovremmo rivedere quella tendenza all’ipercura di tante madri che esercitano da sole le funzioni educative senza l’affiancamento di un padre normativo e regolativo. Perché è la presenza di un equilibrato codice maschile che fa crescere i maschi non solo nel rispetto delle regole e degli altri, ma aiuta a gestire le pulsioni violente sulle donne.

Foto Giuseppe Maiolo, Università di Trento

Giuseppe Maiolo

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