Le opere di Claude Viallat all’Antonella Cattani contemporary art di Bolzano

Il segno distintivo di Claude Viallat, la sua forma-impronta che si conferma ineffabile da oltre cinquant’anni, corrisponde alla decisa ed originale identità visiva dell’artista francese (1936 Nîmes).
Ad aprire la via ad una ricerca, che nel tempo si rivelerà appassionata ed infinita, è però il colore e l’impiego di un supporto non convenzionale: il tessuto.

Il suo percorso inizia negli anni ’60 in un clima culturale particolarmente fervido dell’ avanguardia artistica in Francia che lo vede tra i fondatori del movimento Supports/Surfaces; movimento questo, riconosciuto ed ufficializzato poi con la mostra nel 1970 al Musée d’Art Moderne di Parigi.
Gli anni a seguire vedono uno sviluppo del suo vocabolario formale all’insegna di una espressione libera da regole estetiche. Al suo il rifiuto della pratica e dell’organizzazione industriale della pittura, segue l’abbandono della tela montata su telaio. Ancora oggi Viallat interviene, su un piano di colore o, spesso, di più colori, composto da tessuti diversi; la varietà di quest’ultimi, dai più poveri ai più pregiati, dai già usati ai nuovi, su cui l’artista è solito dipingere, interagisce con la forma ripetuta in un dialogo che non intende annullare la trama originaria.

Negli anni ’80, già riconosciuto tra i protagonisti dell’arte contemporanea, Viallat espone da Leo Castelli a New York, al Centre George Pompidou di Parigi e nell’ 88 è invitato a rappresentare la Francia alla XLIII Biennale di Venezia. Le mostre personali e le partecipazioni ad eventi internazionali presso istituzioni, tra le quali l’antologica al Muséee Fabre di Montpellier (F) 2014, l’esposizione Unlimited ad Art Basel (CH) 2018 e la più recente presso la Venet Foundation, Le Muy (F) 2019, si susseguono a sottolineare l’importanza di un lavoro che oltre a fare storia è in continuo divenire.

La sua forma-base, spesso paragonata ad una cellula, continua a combinarsi, declinandosi nelle molteplici possibilità espressive, come intende suggerire il titolo stesso della mostra – L’art vivant -.
L’esposizione è rivolta simultaneamente tanto al riscontro “storico” dell’esperienza dell’artista, quanto a voler cogliere gli elementi distintivi propri delle opere realizzate a partire dal 2004.

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