Per la prima volta nelle stagioni dello Stabile, Toni Servillo – star internazionale del teatro e del cinema – presenta Elvira, spettacolo che «porta il pubblico all’interno di un teatro a spiare un maestro e un’allieva impegnati nel particolare momento della creazione del personaggio» spiega l’artista napoletano, qui in veste di regista e interprete della pièce. Lo spettacolo è proposto al Teatro Comunale di Bolzano eccezionalmente in cinque repliche, da mercoledì 20 a domenica 24 novembre (da mercoledì 20 a sabato 23 novembre h. 20.30; domenica 24 novembre h. 16.00). Spettacolo che ha conosciuto grande successo nelle passate stagioni, Elvira, viene riallestito a Bolzano per essere presentato poi a Ravenna e a Parigi, dove è ambientato.
Elvira (Elvire Jouvet 40) di Brigitte Jaques è uno spettacolo prodotto dal Piccolo Teatro di Milano – Teatro D’Europa e da Teatri Uniti, dedicato all’attività artistica di Louis Jouvet, uno dei più grandi attori francesi a cavallo della Seconda Guerra Mondiale, allievo di Jacques Copeau, divo del cinema e regista. «Dopo anni in cui le sue riflessioni sul teatro e sul lavoro di attore mi hanno fatto compagnia nell’affrontare repertori diversi, da Molière a Marivaux, da Eduardo a Goldoni – confessa Servillo – mi è parso necessario che arrivasse il momento di un incontro diretto».
Siamo a Parigi nel febbraio del 1940. Su un palcoscenico ancora privo di scenografia si prova la scena del Don Giovanni di Molière. Il maestro è Jouvet – interpretato da Servillo – Claudia è l’allieva che si prepara all’esame finale del suo corso. Il regista commenta, interloquisce con la giovane interprete. Interrompe e fa ripetere la scena. Gli spettatori assistono all’affascinante percorso di crescita e di scambio tra maestro e allieva e al fiorire del personaggio di Donna Elvira.
Sedotta e abbandonata dal Don Giovanni, donna Elvira lo incontra ben due volte nella stessa giornata. La prima volta gli riversa addosso le accuse e la propria amarezza e mortificazione. Quando torna più tardi, ha subito una metamorfosi. Ha accettato il proprio destino, ma chiede all’uomo di pentirsi, altrimenti sarà dannato. L’inferno lo aspetta e lei, che forse lo ama ancora, non lo può tollerare. A queste scene, soprattutto alla seconda, il grande Jouvet dedicò sette lezioni nei seminari che tenne al Conservatoire National D’Art Dramatique di Parigi, nel tragico anno dell’invasione nazista. Dai testi delle lezioni, Brigitte Jacques trasse Elvira, una commedia che in Italia venne portata in scena nel 1987 da Giorgio Strehler. Trent’anni dopo, avvalendosi di una nuova traduzione di Giuseppe Montesano, dei costumi di Ortensia De Francesco, delle luci di Pasquale Mari e del suono di Daghi Rondanini Servillo la riporta in scena. L’artista partenopeo ha scelto di far rivivere e gli insegnamenti di Jouvet sul teatro affiancato da tre giovani attori che incarnano il futuro nella vitale trasmissione di sapere fra le generazioni: nel ruolo di Claudia troviamo Petra Valentini, in quello del Don Giovanni Francesco Marino e nei panni di Sganarello Davide Cirri. Nelle sue mani, le considerazioni di Jouvet tornano di stringente attualità «Trovo il complesso delle riflessioni di Jouvet particolarmente valido oggi per illustrare ai giovani la nobiltà del mestiere di recitare».
Domenica 24 novembre alle 20.30 sempre nella Sala Grande del Comunale di Bolzano, Toni Servillo in dialogo con Paolo Mazzucato introdurrà la proiezione del documentario IL TEATRO AL LAVORO realizzato da Massimiliano Pacifico, prodotto da Teatri Uniti in collaborazione con Rai Cinema, che narra il prezioso metodo di lavoro della compagnia dello spettacolo Elvira. Il film ha avuto un’anteprima nell’ambito delle Giornate degli Autori al Festival di Venezia 2018, distribuito dalla Kio Film.
I biglietti per lo spettacolo come quelli per la proiezione del film sono acquistabili online sul sito teatro-bolzano.it o alle casse del Teatro Comunale di Bolzano (mart-ven 11-14 ; 17-19; sab 11-14). Nei giorni di spettacolo a partire da un’ora prima della rappresentazione.

Foto, Elvira/© Fabio Esposito, Piccolo Teatro Milano.   

 

 

 

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