I Presidenti a Bolzano, omaggio alle vittime del nazi-fascismo

La seconda parte della visita ufficiale dei presidenti della Repubblica di Italia e Austria, Sergio Mattarella e Alexander Van der Bellen, si è svolta a Bolzano. Su invito del presidente della Provincia, Arno Kompatscher, accompagnati anche dal sindaco del capoluogo, Renzo Caramaschi, i due presidenti hanno visitato due luoghi simbolo delle sofferenze che il nazi-fascismo ha portato con sè nel corso del ‘900. Prima tappa la Residenza Stillendorf, in via dei Vanga, dove venne ucciso il maestro Franz Innerhofer, quindi la visita al muro del lager di via Resia.
“Il fatto che i due Presidenti abbiano voluto sostare in questi due luoghi – sottolinea Arno Kompatscher – ha un enorme valore simbolico: si tratta di un segnale politico importante e di un gesto di riconciliazione e comprensione reciproca che rispecchia in pieno lo spirito europeo. Abbiamo voluto in questo modo ricordare che, nel periodo compreso tra il 1919 e il 1969, ovvero le date che abbiamo voluto ricordare nella giornata odierna, questa terra ha vissuto due dittature che hanno provocato grandi sofferenze alla popolazione locale. Sudtirolesi e altoatesini sono stati innanzitutto vittime, ma in alcuni casi anche fiancheggiatori di fascismo e nazionalsocialismo”.
La prima tappa della visita bolzanina dei presidenti Mattarella e Van der Bellen è stata alla Residenza Stillendorf di via dei Vanga. Fu in questo luogo, infatti, che il 24 aprile 1921 il maestro di Marlengo Franz Innerhofer perse la vita. In quel giorno, a Bolzano, vi era una sfilata in costume tradizionale tirolese per celebrare l’inaugurazione della fiera di primavera, che fu preso d’assalto dalle squadracce fasciste. Il maestro Innerhofer, sceso nel capoluogo con i propri alunni, fu ucciso mentre cercava di proteggere i suoi ragazzi dalle violenze, pagando con la vita un atto di grande coraggio.
La nuova installazione del muro dell’ex lager di via Resia, ultima tappa della visita dei presidenti di Italia e Austria in Alto Adige, è invece il simbolo di un altro momento storico per l’Alto Adige. Dal luglio 1944 al maggio 1945, a Bolzano fu creato un campo di concentramento nazista, da cui transitarono migliaia di persone fra ebrei, membri delle resistenza, renitenti alla chiamata alle armi o semplici oppositori del regime nazi-fascista. Una parte dei prigionieri transitò per Bolzano prima di essere portata nei campi di sterminio, dove molti di essi persero la vita. Tra il 1921, anno dell’uccisione del maestro Innerhofer, e il biennio 1944-1945, l’Alto Adige visse poi un altro momento storicamente centrale, quello delle opzioni che, secondo Kompatscher, “ha lasciato nella società sudtirolese delle ferite che per lungo tempo sono state difficili da curare”.
Facendo riferimento a queste vicende, Kompatscher ribadisce che anche ai giorni nostri, pur se le situazioni non risultano comparabili, è importante “imparare dalla propria storia per non ricadere negli errori del passato. Le provocazioni cercano scientemente di gettare benzina sul fuoco di ciò che ci può dividere: la posta in gioco è il modello di pacifica convivenza tra i gruppi linguistici raggiunto grazie alla nostra autonomia figlia di quel pacchetto che ha rappresentato una svolta epocale per questa terra. Ecco perchè la società altoatesina deve essere in grado di rispondere all’odio e alla violenza, fisica o verbale, con il rispetto, la comprensione reciproca e la capacità di giungere a compromessi. Vogliamo che sia questo il messaggio che passa attraverso i due luoghi della memoria visitati dai presidenti Mattarella e Van der Bellen”.

Foto, Mattarella e Van der Bellen davanti alla lapide in memoria del Maestro Franz Innerhofer/c-ASP/Daldos.  

 

 

 

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