Halloween, le streghe non c’entrano

Domani è il 31 ottobre. Nuovamente dovremo sopportare le numerose serate all’insegna di zucche illuminate e feste di Halloween. Anche i numerosi cristiani, in particolare i devoti “cattolici” già occupati a ripulire le tombe dei loro cari per la festa di Ognissanti spesso con grande entusiasmo partecipano  a questa carnevalata di origine celtica. Molti pensano che si tratti di una festa d’origine statunitense, e dato che vogliamo fare gli americani, come ci ricorda la canzone di Renato Carosone, non ci sentiamo in imbarazzo nell’imitare certi riti d’oltreoceano. Tuttavia le cose sono un po’ diverse. Secondo gli etnologi la vera origine della festa è quella di Semhain. Si tratta del capodanno celtico. Va messo in risalto il fatto che i Celti, come anche altre popolazioni antiche, misuravano il tempo in base alle stagioni e ai cicli del raccolto. Sostanzialmente questa festa segnava la fine dell’estate, l’inizio dell’inverno, nonché l’ultimo raccolto prima della stagione fredda. Per il popolo celtico si trattava di una ricorrenza di passaggio. Va sottolineato che secondo i Celti questa festa aveva un duplice significato. Da un punto di vista materiale, rappresentava la preparazione “fisica” ai mesi freddi, mentre da quello spirituale narrava la linea sottile tra i vivi e i morti. Naturalmente non solo questo grande popolo nordico aveva onorato il passaggio a miglior vita con riti religiosi. I Romani fecero coincidere la festa di Semhain con la loro festa dei morti. Con la Cristianizzazione, nel 835 fu istituita da Papa Gregorio III la festa delle reliquie cristiane. Prima riservata ai Santi Apostoli, poi a tutti i Santi, si festeggia il primo novembre. La commemorazione di tutti i defunti risale a cento anni dopo e viene ricordata il due dello stesso mese.
Halloween si lega alla festa di Ognissanti, come tra l’altro ci rivela l’etimologia della parola. La questione non è di carattere etimologico, ma identitario, ovvero cosa e perché si voglia festeggiare la notte di Halloween, piuttosto che celebrare la communio sanctorum e rimembrare i defunti. È una scelta di campo, non ha senso essere l’uno e l’altro, ovvero un po’ neopagani, un po’ cristiani e perché no, anche dediti a certe pratiche esoteriche. Lo scherzetto o dolcetto può far ridere, ma la fede è una cosa seria e in particolare i presunti difensori della cristianità, ai quali sembra essere tanto cara la religione cristiana, anziché stigmatizzare gli usi di altre fedi, dovrebbero interrogarsi sull’autenticità della propria ed evitare di cercare la trave nell’occhio del fratello.

 

Claudio Calabrese

Giornalista pubblicista, scrittore.

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