UIL Scuola preoccupata, con la regionalizzazione non escluso l’obbligo di certificazione linguistica

La deriva autonomista presa dal confronto politico nazionale degli ultimi giorni preoccupa la Uil Scuola per i possibili riflessi che potrebbero verificarsi proprio nel campo dell’istruzione. “Parliamo di un bene nazionale che è al secondo posto nella fiducia degli italiani dopo il Papa “premette il segretario regionale della Uil Scuola Rua Marco Pugliese. “Un valore che va maneggiato con cura ed attenzione. Per questo auspichiamo che la situazione rimanga la medesima di oggi. A livello nazionale, invece, si parla sempre più di modello Trentino che, tuttavia, non ha funzionato molto”.

L’ombra altoatesina che si potrebbe agitare dietro alla provincializzazione totale della scuola valutata dal governo sarebbe quella di una “patentinizzazione” del settore: obbligare, cioè, tutti i docenti alla certificazione linguistica attraverso specifiche norme. “Significherebbe chiudere la scuola altoatesina domani. Il 50% dei nostri insegnanti, infatti, non è originaria del territorio e non ha il patentino o documenti equipollenti. Un corpo docente così variegato porta ricchezza culturale ma andrebbe perso e chiuso fuori improvvisamente fuori dai nostri confini. Il tutto senza avere un ricambio immediato. Va anche detto che la certificazione linguistica nella scuola italiana non è affatto necessaria per insegnare. D’altronde i docenti devono essere competenti in diverse discipline perché non esistono solo le lingue. Non scordiamoci, inoltre, che con l’obbligo di certificazione linguistica verrebbe meno anche la mobilità costituzionale”.

Il rischio ulteriore di una deriva autonomista, secondo la Uil, potrebbe essere quello di prestare il fianco ad una ingerenza politica evidente e continua. “Avere un presidente della Provincia o della Regione con carta bianca su questo settore consentirebbe un accentramento di potere funzionale pericoloso. La scuola deve prima di tutto creare cittadini italiani, poi anche regionali”. L’autonomia scolastica altoatesina garantita dal Titolo V potrebbe essere una linea guida anche per altre aree del Paese. “È  uno strumento utile ma va anche detto che ha creato delle situazioni problematiche per le singole scuole. Prendiamo il calendario scolastico: in quel caso si è verificata una spaccatura. Dobbiamo salvaguardare una certa libertà per gli istituti ma anche evitare le situazioni dove piccoli parlamentini locali decidono tutto. Non vorrei fosse necessario fare come UIisse: indossare dei tappi di cera per evitare di rimanere incantati da sirene dalle grandi promesse. L’auspicio è che, in Alto Adige, si preservi l’assetto attuale che offre ampie garanzie da ogni punto di vista”.

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