Merano. Al “truck” della Polizia di Stato incontri con gli studenti per esplorare i pericoli della “vita da social”

Il “truck” della Polizia di Stato a Merano il 4 aprile prossimo per “Una vita da social”.
Sarà una delle 47 tappe della 6^ edizione della campagna educativa itinerante sui temi dei social network e del cyber bullismo.
Il “truck” della Polizia di Stato, impegnato nella 6^ edizione di “Una vita da social”, è stato invitato dall’Amministrazione comunale, e verrà posizionato Passeggiata Lungo Passirio, dinanzi al Kurhaus. Nel truck si svolgeranno nel corso della mattinata diversi incontri, ai quali hanno aderito alcune scuole secondarie di I grado, sia di lingua tedesca come di lingua italiana. Il personale della Sezione Polizia Postale e delle Comunicazioni di Bolzano si rivolgerà agli alunni fornendo una serie di consigli per un uso più sicuro e consapevole della Rete, con particolare riguardo alla privacy, al cyberbullismo, all’adescamento online ed al sexting.
La Polizia Postale e delle Comunicazioni è molto impegnata in questa attività di sensibilizzazione, tanto che il calendario degli impegni per quest’anno ha già raggiunto il numero di oltre 150 incontri.
La 6^ edizione di “Una vita da social” è partita il 25 gennaio scorso da Matera, capitale europea della cultura. Si tratta di una campagna educativa itinerante realizzata dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, nell’ambito delle iniziative di sensibilizzazione e prevenzione dei rischi e pericoli della Rete per i minori.
Ancora una volta al fianco della Polizia Postale aziende come “Baci Perugina”, “Facebook”, “Euronics”, “FireEye”, “Google”, “Instagram”, “Nexi”, “Kaspersky lab”, “Skuola.net”, “Vodafone”, “WindTre” e “Youtube”, per rendere la Rete sempre più sicura.
I social network sono ormai uno strumento di comunicazione del tutto integrato nella quotidianità dei teenager e in virtù del numero sempre maggiore degli adolescenti presenti sul web hanno determinato una crescita esponenziale dei minori vittime di reati contro la persona, che negli anni è raddoppiato: dai 104 casi registrati nel 2016, si è passati ai 177 nel 2017 e 208 casi trattati nel 2018, mentre le vittime hanno tutte un’età compresa tra i 14 e i 17 anni.
Ancora oggi i ragazzi si esprimono e sembrano pensare che il web sia un po’ “una terra di nessuno”, dove si scambiano messaggi e post senza pensarci troppo e le azioni online vengono valutate spesso come un gioco privo di conseguenze.
Inoltre, tra i giovani è ormai acclarata la “selfie mania”. È questa una delle evidenze di una ricerca condotta da “Skuola.net”, Università di Roma “La Sapienza” ed Università Cattolica di Milano per conto della Polizia di Stato, intervistando 6.671 giovani tra gli 11 e i 25 anni.
Il “selfie” è sempre più caposaldo della propria identità per le nuove generazioni. Il web è così letteralmente inondato di immagini che li ritraggono, raccontando molto di sé, della propria identità e magari dei luoghi frequentati, con tutti i rischi del caso.
L’attrazione per il “selfie” alle volte è tale da spingere i giovani a mettersi deliberatamente in una situazione di pericolo. Il 35% dichiara di aver provato a farsi un autoscatto in condizioni potenzialmente pericolose, prevalentemente alla guida del motorino o della macchina. Come testimoniano anche i casi di cronaca con esiti letali, a cimentarsi con queste pratiche sono prevalentemente i maschi, verso i vent’anni. A conti fatti, uno su 4 ne posta almeno una volta al giorno, mentre 9 su 10 almeno una volta a settimana.
Ovviamente il risultato deve essere il migliore possibile. Quindi la metà dei soggetti intervistati ne scatta almeno 4 prima di procedere alla pubblicazione di uno di essi. Anche perché se si posta un’immagine che non riceve abbastanza “mi piace”, il 31% si dichiara abbastanza/molto propenso a cancellarlo, contro il 38% che non è per nulla propenso. Sono abbastanza/molto propensi a cancellarlo i più giovani e quelli con un basso rendimento scolastico.
Ci sono delle correlazioni anche con il contesto familiare. A conferma del fatto che le famiglie rivestono un ruolo chiave nell’educazione dei figli, sia negli ambiti tradizionali che nei nuovi ambiti digitali. Ad esempio c’è una certa prevalenza di soggetti provenienti da famiglie con titolo di studio più modesto tra quelli più propensi al “selfie” pericoloso (il cosiddetto “Daredevil selfie”). Al contrario, i ragazzi che si “limitano” a postare non più di un “selfie” a settimana sui social devono fare i conti con genitori con elevato titolo di studio.
Attraverso il progetto “Una vita da social”, gli operatori della Polizia Postale e delle Comunicazioni hanno incontrato oltre un milione e 700 mila studenti, sia nelle piazze che nelle scuole, 180.000 genitori, 100.00 insegnanti, per un totale di 15.000 Istituti scolastici, 250 città raggiunte sul territorio e due pagine “Twitter” e “Facebook”, con 126.000 “like” e 12 milioni di utenti mensili sui temi della sicurezza online.
Il “truck” che sarà possibile visitare a Merano, allestito con un’aula didattica multimediale, concluderà il suo tour a Roma, toccando le principali città italiane.
“L’obiettivo che si propone la Polizia di Stato nell’anno corrente è continuare a parlare con gli studenti – afferma il Dirigente del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni per il Trentino Alto Adige Vice Questore Sergio Rurro – per comprendere i loro bisogni, le loro paure e le loro difficoltà. Sono la comunicazione ed il dialogo che ci consentono di sviluppare l’empatia per essere maggiormente incisivi e diffondere la cultura della legalità sulla Rete. Anche gli incontri con i genitori e il corpo docente – continua il Dirigente – sono estremamente utili per consolidare quella collaborazione nel mondo degli adulti, utile a condividere quei valori e quegli ideali da trasmettere alle nuove generazioni.

Foto. Incontro della Polizia con gli studenti

 

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