La Festa della Liberazione fu istituita su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri Alcide De Gasperi, dal Principe e Luogotenente del Regno d’Italia (meglio conosciuto come Umberto II, ovvero Re di Maggio) con un decreto legislativo luogotenenziale che recitava «A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale.». Da allora questo giorno viene onorato come giornata della liberazione dall’oppressione nazifascista.
Non mancano i nostalgici, i negazionisti e revisionisti che tentano di sminuire e persino negare il valore di questa ricorrenza. Generalmente si tratta di persone che il nazionalsocialismo, il fascismo e totalitarismi in genere li conoscono per sentito dire, senza aver mai subito lontanamente le conseguenze di tali regimi.
Di quanto si tenda a negare la realtà crudele di quei tempi, lo mostrano certi avvenimenti paradossali, come il recente fatto di cronaca accaduto a Santa Maria Capua Vetere, dove sono stati deposti dei fiori sulla tomba del carnefice del Lager di Bolzano Misha Seifert. In merito a ciò i presidenti dell’ANPI dell’Alto Adige Guido Margheri e di Caserta Agostino Morvillo hanno scritto ai sindaci di Bolzano e di Santa Maria Capua Vetere per richiedere una sepoltura anonima della salma del criminale nazista Seifert.
Sulla questione Seifert abbiamo sentito l’Avvocato Arnaldo Loner di Bolzano che nel 2000, su incarico del Comune del capoluogo altoatesino si è costituito parte civile nel processo contro Seifert presso il Tribunale Militare di Verona. “Il processo in primo grado è stato celebrato nel 2000, in Corte d’Appello militare di Verona l’anno dopo, e in Cassazione nel 2002” – ricorda Loner. Seifert fu condannato all’ergastolo per 11 omicidi avvenuti nel periodo ’44-’45. In realtà erano di più, come ci rivela l’Avvocato, ma non è stato possibile provarlo. Fu grazie all’allora Procuratore militare Bartolomeo Costantini che Seifert fu condannato, poiché era stato lui a trovare le prove schiaccianti delle brutalità del boia. Seifert fu condannato in contumacia ed estradato dal Canada solamente nel 2008, dopo che la Corte Suprema canadese dette il via alla sua estradizione. Nonostante gli anni trascorsi, le immagini della ricostruzione di quanto avveniva nel Lager di Bolzano per mano del carnefice ucraino sono vivissime ancora oggi nella mente dell’avvocato bolzanino. “Ha ucciso un ragazzo di appena 18 anni cacciandoli due dita negli occhi e torturato due donne nude rinchiuse in una cella a 10 gradi sotto zero, versando loro addosso secchi di acqua gelida” – rimembra inorridito Loner che pone l’accento sul fatto che Seifert non agiva su ordine, ma si sentiva libero di uccidere. “Seifert non si è mai pentito, aveva anche chi gli pagava le spese legali” – menziona Loner, esaltando l’importanza di festeggiare la ricorrenza del 25 aprile perché simbolo della fine del nazifascismo e l’inizio della nuova Italia. E ricorda Primo Levi, al quale il Padre costituente della Repubblica Piero Calamandrei aveva detto: «La nostra generazione non può prendere congedo».
Considerando la situazione di degrado politico e sociale che oggi stiamo attraversando, possiamo affermare con certezza che Calamandrei aveva ragione. Purtroppo, come anche ritiene l’amico Loner, spesso si tende a cadere nella routine e nella retorica politica, in particolare nelle ricorrenze, come quella del 25 Aprile o del 27 Gennaio. Ci tiene a ricordarci Loner che vent’anni di Berlusconi al Governo hanno lasciato il segno e che ci vorrà del tempo per riprenderci.
Foto, Arnaldo Loner/c-buongiornosuedtirol.