25 APRILE. Liberazione, “ora e sempre resistenza”

Oggi è il 25 Aprile e l’Italia festeggia la liberazione con la canzone “bella ciao“.Liberazione da cosa? Dal governo fascista e dall’occupazione nazista del Paese. Diamo spazio alle parole  di Calamandrei quando nel 1955 parlando della Costituzione Italiana disse che tale documento nacque nei luoghi dove morirono  i partigiani e aggiunse la famosa frase  “ora e sempre resistenza”.
La potenza di questi pensieri e parole è ancora immenso e non “da spazio” all’interpretazione della guerra di Liberazione quale Guerra civile. La lotta di Liberazione, a giudizio anche delle autorità alleate, è rappresentata come   un movimento popolare di partigiani che giocò un ruolo importante per il risultato della guerra e per la riconquista della libertà. Libertà per tutti: per chi c’era, per chi non c’era e anche per chi era contro. Ma il 25 Aprile non è mai stato una celebrazione condivisa?  Anzi ha prodotto effetti contrari e di avversione ed ha esaltato la divisione degli italiani in nome di memorie contrapposte e di una mistificante storiografia. Diceva Aristotele, una cosa o è o non è, non può essere sia l’una che l’altra e quindi la verità non può contraddire se stessa; né ci possono essere due verità contrapposte entrambe vere. Certo conoscere il passato è fondamentale per capire anche il presente che, per quanto incomprensibile, non ha ancora fatto i conti con il fascismo e la Resistenza e non è riuscito a mettere da parte il prisma politico e ideologico. Mi spiego meglio. Il 25 Aprile molto spesso è stato usato da forze politiche come una sorta di clava atta a neutralizzare storicamente il nemico politico e idonea a creare il protagonismo virtuoso o eroico.
Una “equilibrata” riflessione sulla liberazione significa non più isolare gli eventi del 25 Aprile del ’45 nel solo contesto socio-politico-territoriale dei vincitori  ma inquadrare e collegare  tali fatti in uno spazio più ampio, totale e globale tale da superare la visione e l’egemonia di uno dei movimenti politici. Ci si chiede quale sarebbe stato il risultato finale senza l’apporto degli alleati. Ciò significa che se  ci priviamo dell’intreccio della  situazione totale e internazionale diamo origine ad una debole e imprecisa ricostruzione del passato affermando,magari, che il 25 Aprile è la data di  fondazione della Repubblica: il rimanere alle polemiche strumentali o lasciare  spazio alla lettura  di una singola motivazione fa perdere il senso della nostra effettiva comunità  in essere. Per questo spero che sia più forte il peso della storia e degli storici e custodire memoria e umanità.
Se noi oggi viviamo seppur fra mille difficoltà nella nostra Repubblica potendo manifestare la nostra opinione, contestare scelte non condivise, parlare a voce “alta” e scegliere democraticamente i nostri governanti, dobbiamo pensare che una volta questo non era possibile. È questo un bene da ricordare sempre e da non perdere.  Viva l’inno di Mameli!

Foto, Piero Calamandrei. 

 

Antonino Papa

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