Retrocede l’artigianato in Italia nel 2018, ma non in Alto Adige e Trentino

Controtendenza in regione grazie alle “Best practice da esportare in tutta Italia”, dichiara il presidente CNA Claudio Corrarati.
Nel 2018 complessivamente l’intera base produttiva nazionale è cresciuta, ma non tutti i settori produttivi vi hanno contribuito. Per l’artigianato è stato un anno che si è chiuso con una perdita dell’1,3 per cento rispetto al 2017. Alto Adige e Trentino sono tra le poche province in controtendenza, in cui l’artigianato ha mostrato maggiore ha mostrato maggiore tenuta.”Questi dati – afferma Claudio Corrarati, presidente della CNA del Trentino Alto Adige – sono un buon motivo affinché le politiche mirate affinché le politiche mirate al sostegno delle piccole aziende fatte fino ad oggi dalle due Province autonome di Trento e Bolzano vengano mantenute e, ove possibile, ampliate per dare continuità ai risultati positivi registrati.
Il processo di erosione della base artigiana accusato nel 2018, ha colpito in particolare il settore delle costruzioni, che da solo rappresenta il 37,6% della base produttiva artigiana, ha riportato la contrazione in valore assoluto più marcata (-9.081 imprese). I settori manifatturieri e del trasporto e magazzinaggio (che rappresentano rispettivamente il 22,9% e il 6,2%) hanno perso, invece, rispettivamente, 6.282 e 2.097 imprese.
La situazione più preoccupante – rivela lo studio di CNA – è quella dei settori considerati più a rischio a causa dell’elevato numero di chiusure come le costruzioni, e di alcuni settori manifatturieri messi in difficoltà dalla concorrenza a basso costo dei paesi asiatici come tessile e pelletteria.
“A tal proposito – afferma Corrarati – rilanciamo i contenuti della partnership tra CNA Nordest e Fiera Bolzano nel corso della Klimahouse 2019 di fine gennaio per esportare in tutta Italia la best practice altoatesina dell’anticipo della detrazione fiscale sulle ristrutturazioni energetiche, misura proposta da CNA Alto Adige sei anni fa e accolta dalla Provincia con ottimi risultati, oltre 1.500 domande accolte in cinque anni, pari ad altrettanti interventi su immobili che hanno dato lavoro alle piccole imprese di costruzioni, e 50 milioni di euro investiti che hanno rilanciato le PMI artigiane dell’edilizia e dell’impiantistica”.
Il profilo più diffuso è però quello dei settori in lento declino nel quale l’erosione della base produttiva è causata in primis dal basso numero di nuove iniziative imprenditoriali. Purtroppo, rientrano in questo profilo molti settori manifatturieri tipici del Made in Italy: i mobilifici, l’oreficeria, la meccanica, la produzione di ceramiche e piastrelle, ma anche il trasporto, la stampa, le produzioni di carta e il commercio.
Non mancano i settori in espansione. Alcuni di questi, vere e proprie mosche bianche dell’artigianato, sono apparentemente in buona salute poiché caratterizzati da un sostanziale equilibrio tra iscrizioni e cessazioni garantito dalla solidità delle imprese. In questo profilo rientrano settori sia manifatturieri che dei servizi nei quali operano imprese micro e che presentano una domanda rigida (bevande e i servizi per la persona).
Altri presentano in ogni caso elementi di fragilità e sono cresciuti (o hanno tenuto) solo grazie alla nascita di un gran numero di imprese poco strutturate e caratterizzate da una vita molto bassa. Si tratta dei settori che presentano un elevato turn over (manutenzione ed installazione degli impianti, informatica, comunicazione, servizi all’impresa).
“Riteniamo – conclude il presidente di CNA Trentino Alto Adige – che il sistema dell’apprendistato duale, strutturato ormai da diversi decenni in Alto Adige, garantisca non solo la successione delle piccole aziende artigiane, ma anche l’immissione nel mondo economico di giovani apprendisti che, con il tempo, possono diventare imprenditori artigiani. Analoghi risultati si ottengono con le scuole professionali provinciali, sia altoatesine sia trentine, che indirizzano e formano i giovani verso l’arte del saper fare, prendendo in mano mestieri tradizionali, ma con capacità di innovarli, oppure lanciando nuovi mestieri dell’artigianato digitale. Queste sono best practice della nostra regione che possono essere replicate in tutta Italia. Allo stesso tempo, però, occorre lavorare sulla mentalità delle famiglie, un processo che va fatto anche nella nostra regione, affinché l’artigianato non venga visto come un’occupazione di ripiego, ma venga percepito per quello che realmente è, ovvero un settore economico di importanza strategica, in grado di dare reddito adeguato e soddisfazioni personali e di contribuire alla crescita economica della società.

In foto, Claudio Corrarati

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