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Dies Academicus allo Studio teologico di Bressanone

29 Gennaio 2019

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Dies Academicus allo Studio teologico di Bressanone

Mons. Muser: “Apriamoci agli altri come ha fatto s. Freinademetz”.  

“Avere il Vangelo come punto di riferimento anche nelle questioni quotidiane, porre Cristo al centro della propria vita e vivere nella patria terrena avendo una fede convinta e profonda nella patria celeste, per la quale siamo voluti e creati. Questo è quanto ci insegna oggi s. Freinademetz”. Lo ha detto questa mattina il vescovo Ivo Muser, in occasione del Dies Academicus dello Studio teologico accademico di Bressanone che si è celebrato proprio nel giorno in cui ricorre la memoria liturgica del santo originario della val Badia.

“Il concetto di “Heimat – patria” – ha ricordato mons. Ivo Muser – torna spesso negli scritti di s. Freinademetz. Ma è un concetto che, con il passare degli anni, è andato sviluppandosi in lui. Inizialmente quando parlava di ‘Heimat’ si riferiva solo alla bella val Badia, ma poi una volta divenuto missionario in Cina si è andato aprendo a tutto il mondo, ad ogni luogo in cui l’uomo testimonia Cristo. Oggi il concetto di patria scatena lotte, contrasti e conflitti. Guardiamo all’esempio di s. Freinademetz e viviamo nella patria terrena, senza dimenticare la patria celeste, che non possediamo e che ci è data in dono”.

Dodici gli studenti che hanno completato in quest’ultimo anno il loro percorso di studi allo Studio teologico accademico di Bressanone. A ricevere questa mattina, dalle mani del vescovo Ivo Muser il diploma di baccalaureato in teologia sono stati Peter Brunner, Lorenz Cristofolini, Matthias Ebner, Lisa Huber, Sissi March, Susanne Niederkofler, Alberich Pichler, Ines Tettamanti e Jurgita Ubartaite. Baccalaureato in teologia anche per Maria Giuseppina Elia, Stefano Milan e Eraldo Schaffler.
Spazio anche agli studenti che – in collaborazione con la Facoltà teologica di Innsbruck -hanno conseguito il diploma di baccalaureato in filosofia. Si tratta di Elisabeth Augscheller, Antonia Ceolan, Andrea Christine Lorenzini, Marianne Nepraunig, Marco Pfanzelter, Eva Prader, Anna Rottensteiner, Edith Schaller e Angelika Schwarz.
Tre le tesi presentate nel corso della mattinata. Lisa Huber ha illustrato il suo lavoro su “L’educazione alla pace alla luce delle teorie pacifiste teologiche e non teologiche”, Alberich Pichler ha tracciato uno scorcio della storia recente attraverso la figura del “Canonico Michael Gamper – un ribelle o un costruttore di pace?”, mentre Anna Rottensteiner ha presentato la sua tesina dedicata a “L’enciclica Fides et Ratio – riflessioni sul rapporto tra fede e ragione”.
“Quest’anno gli iscritti allo Studio teologico accademico di Bressanone sono 280, di cui 100 uditori – ricorda il preside Ulrich Fistill –. Considerando anche gli iscritti ai “Brixner teologische Kurse” e all’Istituto di scienze religiose di Bolzano, sono circa 480 le persone che usufruiscono delle possibilità di studio e di approfondimento che la nostra istituzione propone”.

“Le donne nella Chiesa”,
nell’Annuario 2018 si riflette su come valorizzare il “genio femminile”
Ripensare il ruolo della donna nella Chiesa, per favorire una presenza femminile più capillare e incisiva nelle comunità, con un maggiore coinvolgimento delle donne nelle responsabilità pastorali. È raccogliendo l’invito più volte formulato da Papa Francesco, che lo Studio teologico accademico di Bressanone dedica l’Annuario 2018 a “Le donne nella Chiesa. Spunti di riflessione sulla questione di genere”. Un tema, questo, che risponde anche ad una sollecitazione emersa durante i lavori del Sinodo diocesano.
Come spiega p. Martin M. Lintner, presentando il volume nella seconda parte della mattinata, la riflessione non verte sulla possibilità di ammettere le donne all’ordine sacro, questione sulla quale si sono già espressi in maniera chiara e netta sia Giovanni Paolo II che Benedetto XVI. Anche Papa Francesco, nell’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium”, ha ribadito come “il sacerdozio riservato agli uomini, come segno di Cristo Sposo che si consegna nell’Eucaristia, è una questione che non si pone in discussione”. Ciò non impedisce, tuttavia, di cercare insieme nuove strade e ambiti, attraverso i quali valorizzare il “genio femminile” all’interno della Chiesa. Affidando loro anche ruoli di responsabilità.
Nell’Annuario vengono presentate le figure di due donne che hanno scritto pagini importanti nella storia della Chiesa. Annemarie Hochrainer traccia un ritratto di s. Chiara (1193-1253), che – seguendo l’esempio di s. Francesco – abbraccia la povertà e intraprende la strada dei piccoli passi, grazie alla quale riesce a entrare in dialogo anche con realtà sino ad allora impensabili. Jörg Ernest si concentra sulla figura della regina Cristina di Svezia (1626-1689) che, dopo essersi convertita al cattolicesimo, abdicò e si trasferì a Roma dove si occupò di opere caritatevoli e di cultura, guadagnandosi una posizione di rilievo nella società, cosa allora impensabile per una donna. Alla sua morte, Cristina di Svezia venne sepolta nelle Grotte vaticane: un onore riservato, finora, solo a due donne.
Rainer Florie affronta una pagina buia della storia della Chiesa, quella dei processi alle streghe. Ulrich Fistill, partendo dalle Sacre Scritture (e in particolare dal Libro di Rut), mette in luce il ruolo che le donne hanno avuto nella trasmissione della fede all’interno del popolo d’Israele. Maria Theresia Ploner affronta il tema del “…#Me Too” e della violenza sessuale nella Bibbia. Nell’Annuario si affronta anche l’inammissibilità delle donne all’ordinazione sacerdotale. Michael Mitterhofer ne spiega le ragioni a partire dal Codice di diritto canonico, mentre Christoph J. Amor offre una prospettiva più critica, che nel rispetto della dottrina e del magistero della Chiesa, stimola ad una riflessione sulla necessità di trovare nuovi spazi in cui le donne possano essere valorizzate e possano portare il loro contributo per il bene della Chiesa e dell’intera comunità. Un ritratto della donna nella liturgia è offerto da Ewald Volgger, che sottolinea come le donne – pur non ricevendo gli ordini minori dell’accolitato e del lettorato – svolgano questi due compiti liturgici con responsabilità all’interno della comunità cristiana. Alla figura di Maria, intesa come nostra “sorella” – come ebbe modo di chiamarla Paolo VI – è dedicato il saggio di Milena Mariani. Specificamente alla questione di genere sono dedicati i contributi di Johann Kiem e di Martin M. Litner. Eva-Maria Faber presenta il progetto “Per una Chiesa con* le donne”, mentre Alexander Notdurfter, nel suo saggio “Né focolare, né altare”, invita a trovare nuovi spazi e luoghi in cui valorizzare la presenza femminile all’interno della comunità ecclesiale. Markus Moling parte, infine, da una provocazione dell’artista tirolese Katharina Cibulka (che affermò “Fintanto che Dio avrà la barba, io sarò femminista”) per tratteggiare, da un punto di vista filosofico, il volto maschile e femminile di Dio.

Foto, i neodiplomati, il vescovo Ivo Muser e il preside dello Studio teologico-Accademico Ulrich Fistill.