Segretario confederale, Domenico Proietti, chiede incontro con il Governo.
Il Segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, presentando lo studio redatto dal Servizio politiche previdenziali del Segretario confederale, Domenico Proietti, che si è soffermato, in particolare, sull’analisi delle conseguenze per alcune categorie di lavoratori dell’introduzione della cosiddetta “quota 100” ritiene che il susseguirsi di voci, ipotesi, interpretazioni e contrapposizioni rischia di generare errori le cui conseguenze sociali potrebbero essere davvero preoccupanti. Quindi la UIL insieme alla Cisl e alla Cgil, ha chiesto formalmente un incontro al Ministro del Lavoro discutere insieme l’importante questione.
“L’ipotesi annunciata di voler introdurre “quota 100” – ha dichiarato Proietti – per essere davvero utile ed efficace, non deve essere sostitutiva della conferma dell’Ape sociale, misura che tutela i lavoratori in condizioni di grave difficoltà. Con quota 100, infatti, questi lavoratori vedrebbero peggiorata la propria situazione, con un ritardo di accesso alle pensioni che può arrivare fino a 4 anni, nel caso di disoccupati e di lavoratrici madri che dovranno attendere la pensione di vecchiaia a 67 anni. Ritardo, poi, che sarebbe ulteriormente aggravato dall’introduzione di requisiti elevati come l’età minima necessaria a 64 anni o un’anzianità contributiva che non tiene pienamente conto di tutti i contributi maturati dai lavoratori, con un’inaccettabile penalizzazione per le donne e per le aree più deboli del Paese.”
Con gli attuali criteri per accedere all’Ape sociale ( l’anticipo pensionistico) – ha ricordato Proietti – chi si trova in stato di disoccupazione, chi assiste un familiare disabile e i lavoratori con gravi disabilità possono, dallo scorso anno, accedere a questa misura con “quota 93”, quindi con un notevole anticipo rispetto a un’ipotetica “quota 100”, mentre chi svolge mansioni gravose può accedere all’Ape sociale con “quota 99”, già a partire dall’età di 63 anni.
Alla luce di questi dati, “quota 100”, se non attentamente studiata e precisata, non solo “non smonta la Fornero”, ma peggiora quanto di buono fatto negli ultimi due anni per reintrodurre un principio di flessibilità nel nostro sistema pensionistico. Per la UIL – ha sottolineato Proietti – la via maestra, se si vuole veramente continuare a cambiare la Fornero, è quella di estendere l’accesso alla pensione intorno ai 63 anni per tutti i lavoratori e per tutte le lavoratrici.
In considerazione di queste considerazioni è stato chiesto al Governo di convocare al più presto le parti sociali perché “ abbiamo proposte su cui discutere” nell’interesse dei lavoratori.
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