Psicologia. Il piacere della magrezza, ovvero il rapporto negativo con il proprio corpo, di Giuseppe Maiolo

Tutto, ormai, comincia dalla rete. Anche quella voglia matta delle adolescenti, soprattutto ragazze, di essere in forma, ora che l’estate è in arrivo.  Spesso però è solo un pretesto perché il problema vero è il rapporto negativo con il proprio corpo. Ora da qualche tempo si diffondono i siti in cui si danno consigli, indicazioni o si suggeriscono veri e propri metodi per perdere peso e raggiungere la magrezza desiderata. Una magrezza estrema! Spesso sono blog per nulla improvvisati, che vengono gestiti con grande abilità da ragazze esperte di questo tema, le quali mettono a disposizione un luogo virtuale dove puoi trovare suggerimenti precisi per perdere peso e modificare il corpo.
A prima vista sembra che soddisfino il bisogno di aiuto volto a stare meglio con se stessi. Perché oggi, se hai necessità di un sostegno quando il corpo non ti piace e non sai come fare o non puoi parlarne con nessuno, segui un blog, entri in una comunità virtuale, stai su un social dove i selfie si sprecano. Magari ti inserisci in un gruppo Whatsapp e non ti senti più sola perché ti pare di avere in ogni momento del giorno qualcuno con cui poter condividere ogni tua ansia o, più ancora, quelle angosce infinite che aggiungono sofferenza alla sofferenza. Così ti sembra di poter governare meglio quelle “ossessioni” se le ritrovi tra le coetanee in ogni parte del mondo. Ti pare di sopportarle meglio. Anzi trovi giusto e soprattutto normale cercare un sistema che ti aiuti a cambiare quel corpo “nemico”, modificarlo e renderlo più vicino ai canoni che fanno diventare famose le modelle. Reso così “normale” il tuo bisogno di essere filiforme, non ti appaiono più pericolose le pratiche, anche le più severe che puoi fare da sola senza l’aiuto di nessuno.
È il grande potere del web che normalizza ogni cosa. Diventa normale l’idea della magrezza estrema, normale che si possa fare di tutto senza rischi né pericoli, normale che le pratiche per ridurre il peso siano eccessive e le attività sportive assurde, estreme. Grazie ai siti cosiddetti pro-anoressia che le teenager sanno abilmente trovare in rete, si affrontano così i problemi alimentari e si diffondo “diete fai da te”, decaloghi mortiferi per smettere di mangiare. Tutto questo confina con l’autolesionismo e l’autodistruzione perché basato su regole assurde che nessuno controlla. Il pericolo è per tutti ma in particolare per le personalità più deboli e influenzabili che stanno affrontando in adolescenza i problemi legati all’immagine di sé.
È vitale allora intervenire. Subito. Ma come sempre, e in particolare per i disturbi alimentari, l’aiuto deve arrivare prima, deve anticipare il disagio profondo che scava dentro il solco terribile di una malattia grave. Per chi è negli immediati dintorni dell’adolescenza è necessario osservare se per un’adolescente cambia rapidamente il modo di mangiare o di stare a tavola. Se cambia improvvisamente l’umore e si ritira, se evita di mangiare con la scusa di fare altro o rispondere ai messaggi. Il controllo dell’adulto serve a prevenire una malattia subdola, ma funziona se fatto di attenzione quotidiana al minore, di presenza non invadente ma precisa e in particolare dai un ascolto attento e da un dialogo affettivo non giudicante a cui spesso, però, è necessario aggiungere un intervento specialistico.

Foto, Giuseppe Maiolo

docente press l’Università di Trento

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