Consiglio regionale, maggioranza divisa. “Traduzione forzata dei nomi, aggressione culturale”. Con Stella Alpina anche Lega, Artioli e autonomisti trentini. Pd Contrario
Il disegno di legge presentato dalla Giunta regionale al Consiglio riguarda la tutela e la promozione delle minoranze linguistiche cimbra, mòchena e ladina, che il consiglio regionale ha approvato, con 37 voti a favore e 13 astensioni. Ma il dibattito in aula si è concentrato su un ordine del giorno a firma di Myriam Atz Tammerle articolato in due punti. Il primo chiedeva chiedeva che nella toponomastica fossero reintrodotti i nomi storicamente radicati e il secondo l’uso esclusivo di questi. L’ordine del giorno è stato votato per parti separate. La prima parte, che faceva riferimento ad un richiamo delle Nazioni unite è passata con 30 voti a favore, quelli di Svp, Lega, Artioli, Upt e Patt, escluso Ugo Rossi, 18 no e tre astensioni. La seconda parte, quella riferita all’uso esclusivo di dei toponimi storici (e quindi alla inadeguatezza della toponomastica italiana in Alto Adige) è stata bocciata con 7 sì e 40 no. Il richiamo alla Nazioni Unite si riferisce al dispositivo dell’Onu del 1985 secondo il quale “la traduzione dei nomi rappresenta un atto di aggressione culturale”. Contraria all’ordine del giorno la posizione del Pd espressa da Alessio Manica secondo il quale “il testo, in merito alla convivenza nulla aggiunge e nulla toglie.
Urzì ha osservato che se in Provincia viene osservata “la moratoria sui temi etnici, in Regione la tregua è saltata. Se la parte approvata fosse slegata dal contesto sarebbe condivisibile, ma Tammerle – ha ribadito Urzì – ha detto esplicitamente che il riferimento era all’Alto Adige.
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