Alpini assassini? Bolzano deve loro il Talvera…

“Alpini assassini“ mai scritta fu più ingiusta, ignorante, ottusa. Il Corpo degli Alpini dal 1945 è schierato alla difesa della Repubblica e della tanto (in bocca di molto, ma solo quando fa comodo) decantata Costituzione. Molti commentatori, intellettuali improvvisati e fenomeni da baraccone provenienti dall’intellighenzia culturale da bar, si sono precipitati tra radio e giornali online ad argomentare i distinguo. Proviamo a smontarne le bislacche tesi.

“Alpini assassini”

Brutta scritta sì, ma non è poi così falsa, del resto in Etiopia nel 1936 od in Russia. Le solite condanne a metà, di facciata, perché in fondo, in questo paese, una certa intellighenzia denota una grandissima fatica a schierarsi con divise, parate ed Esercito, anzi a volte perfino con il proprio paese. Siamo alle solite. Del resto in Italia si fece polemiche perfino nel 2003 dopo la strage di Carabinieri in Iraq. Un paese che dal 1945 quasi si vergogna delle proprie Forze Armate. Il clima è migliorato, ma quest’Adunata trentina ha riportato a galla qualche anacronistico ragionamento. “Alpini assassini” perché hanno partecipato alla guerra d’Etiopia e successivi rastrellamenti od alla Campagna di Russia con annessi arresti di locali. Del Boca descrive nei suoi libri il tutto molto dettagliatamente, il resto lo fece uno stato che dal 1922 al 1943 fu governato da un regime autoritario. Nessuna scelta per gli Alpini, corpo militare chiamato ad ubbidire allo stato, la guerra è uno schifo e nessuno stato al mondo che abbia partecipato ad una qualsiasi battaglia può chiamarsi fuori dal “tempo di guerra” dove etica e morale vengono sepolte. L’Italia dopo il 1945 pagò (forse unico tra i paesi occidentali) il suo scarno colonialismo con ingenti danni di guerra, venne perfino restituito l’obelisco di Axum (sarebbe come se i francesi ci restituissero le miriadi opere d’arte italiane rubate da Napoleone). Molto fu fatto, magari non fu perfetto ma fu qualcosa. La Francia ha ancora una moneta coloniale che di fatto annienta le economie dei paesi da “cui si scappa dalla guerra”, per far capire all’ italiano comune come funzioni il mondo. Passiamo all’ Alto Adige. La Grande Guerra vide gli Alpini protagonisti ed il fascismo in loco ne gonfiò la presenza sul territorio. Propaganda di regime a cui evidentemente qualcuno presta attenzione. Gli Alpini “assassini” perché in trincea combatterono contro gli austriaci, nemici storici del nostro paese (pare che Silvio Pellico sia alieno a certi intellettuali da bar altolocato) e assai dispiaciuti della nostra Unità? Discorsi ormai sepolti da parte italiana ed austriaca, oggi i caduti si ricordano insieme al cimitero militare e poi con un bicchiere di rosso in mano, “Alpini assassini” nel 2018 non si può leggere.

Alpini, armi e bambini

Durante l’Adunata è possibile visitare degli stand ove è in visione l’armamento del Corpo, dai carri ai fucili. Ci si meraviglia? Di cosa? Gli Alpini sono un corpo militare. I bambini? Basta spiegare, contestualizzare, raccontare. Personalmente ho assistito nella mia vita a molte parate, adunate e giuramenti. Tutto ciò non mi ha impedito d’andare in piazza nel 1999 a manifestare contro la guerra alla Serbia di D’Alema e gli Usa. Militarismo o pacifismo, valori umani e molto altro sono trasmessi dall’educazione, s’apprendono in famiglia, non alle Adunate. Ci si vaccina alle armi anche toccandole (o sentendole), sono pesanti, di metallo e va spiegato che uccidono, che non sono giocattoli e che non è da “duri” maneggiarle e che gli eserciti le hanno in dotazione per motivi precisi. Chi grida allo scandalo e ha figli forse non ha presente gli ultimi videogame ed è fuori contesto. All’Adunata non si racconta quanto sia bello sparare, si cantano canzoni che ricordano la fidanzata lasciata a casa. “Alpini diseducativi” non si può leggere, visto anche che come trovano le città le lasciano.

Alpini, Bolzano e volontariato reale

“Alpini assassini” a Bolzano fa specie. Magari chi ha scritto ciò poi si sollazza sui Prati del Talvera.
“L’intuizione di Lettieri e poi nel ’70 l’avvio dell’opera di bonifica dei Genieri del 2° Reggimento che appunto bonificarono il letto del fiume per la lunghezza di due chilometri, una larghezza di 55 metri e 7 metri di profondità. Prima di tale intervento il greto del Talvera non era altro che una pietraia con la parte più a nord utilizzata come luogo di raccolta rifiuti. Vi lavorarono per due anni 3-400 alpini e questo consentì anche di accreditarsi in particolare nei confronti della popolazione sudtirolese non solo come rappresentanti delle forze armate, ma come entità a sostegno della comunità locale. A lavori ultimati la celebrazione del 4 novembre si tenne sul greto del Fiume con la partecipazione di quasi 50.000 persone. Non solo da oggi i prati del Talvera rappresentano uno dei fiori all’occhiello di Bolzano, amati tanto dai cittadini quanto dai visitatori che trovano in città un angolo di natura di rara bellezza.” Il sito del Comune di Bolzano descrive così l’opera di questo Corpo che dopo il 1945 si è impegnato nel volontariato su larga scala. Stava? Ci scavarono gli Alpini. Terremoto del Friuli? Si sporcarono le mani gli Alpini. Umbria, Abruzzo, Amatrice? Ci scavarono gli Alpini. Alluvione del Piemonte? Ancora loro. Campi profughi della ex Jugoslavia? Alpini. Ancora tra il fango in Emilia, in Friuli e tra le emergenze neve, la più triste e famosa nel 2017. Questi sono gli Alpini dal 1945, impegnati a costruire non a distruggere, a proteggere e non stuprare (anche come Corpo in missione, vedasi Afghanistan). L’Ana è volontariato puro (vero, reale, tangibile, umile), arriva fino in Mozambico, Haiti, Asia. Gli Alpini sono un Corpo speciale, nel cuore degli italiani, hanno le mani sporche di fango, al contrario delle pulitissime manine, di chi, dalla propria seggiolina comoda, si permette d’infangarli.

Marco P.

Giornalista pubblicista, originario di Bolzano si occupa di economia, esteri, politica locale e nazionale

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