Applausi a S. Giacomo per i 333 anni di Bach

di Mara da Roit

Se avesse avuto il dono dell’immortalità, Johann Sebastian Bach avrebbe festeggiato di recente il 333° compleanno.
Purtroppo per l’umanità, nemmeno ai geni di ogni tempo è dato di sottrarsi al fine vita, perlomeno a quello di tipo materiale: ma a sancire, nei fatti, l’immortalità dello straordinario musicista e compositore tedesco [Eisenach, 31.3.1865 – Lipsia, 28.7.1750] ci pensa comunque la produzione musicale che ha lasciato, e che consente di rinnovarne all’infinito la grandezza.
Così è stato anche nei giorni scorsi grazie all’iniziativa che ha visto Bach protagonista di un bellissimo concerto ospitato dal teatro di San Giacomo di Laives.  «Bach in black» era il titolo dell’evento, pensato proprio per festeggiarne cotanto (virtuale) “genetliaco”, e che ha portato sul palcoscenico un ensemble di alta levatura artistica riunito sotto il nome de “I Barocchisti di Bolzano.
A San Giacomo la formazione si è presentata con un organico di 13 elementi base (violini I, violini II, viole, violoncelli, contrabbasso e clavicembalo) più un’arpa per un fuoriprogramma, e avvalendosi inoltre della partecipazione straordinaria di Martina Bortolotti, soprano di respiro internazionale ma altoatesina d’origine. La quale non ha tradito le aspettative stregando la folta platea, così come ha fatto l’intero corpo orchestrale con interpretazioni semplicemente perfette.
Il programma è stato ricco e vario, spaziando da ben tre Concerti bachiani, articolati nei rispettivi movimenti, a coinvolgenti Arie e Cantate. Ne è risultato un concerto intenso, di alto livello tecnico, emozionante, e in grado di rendere palpabile non solo la grandezza in senso lato, ma anche la versatilità e la straordinaria personalità del Bach compositore: una veste, questa, che si impose all’attenzione solo postuma, fino al punto però da farlo unanimemente riconoscere come uno dei geni del firmamento musicale di sempre, mentre in vita fu primariamente apprezzato quale musicista sublime.
E a proposito: impeccabili e virtuosi si sono dimostrati nelle rispettive esecuzioni i quattro solisti dei Barocchisti di Bolzano, vale a dire i professori Esaù Iovane (primo violino e maestro concertatore), Ole Frederiksen (violino I), Ilaria Lanzoni (violino II), Antonella Lorengo (clavicembalo). Il danese Ole Frederiksen, violino primo presso l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, ha fra l’altro arricchito ancor più il concerto con alcuni aneddoti e curiosità su Johann Sebastian Bach, dimostrandosi in ciò anche un arguto intrattenitore.
Tornando alle esecuzioni, bravissimi veramente tutti. Corre quindi il doveroso obbligo di menzionare – nell’evidenziarne la assoluta professionalità, unita alla raffinatezza e alla passione – anche gli ulteriori membri dell’ensemble: Mario Alessandrini (violino I); Monika Macchion e Alessia Pallaoro (violini II); Maura Bruschetti, Gabriele Marangoni Roberto Mendolicchio (viola); Anja Bahnas e Christian Bertoncello (violoncello); Michelangelo Mercuri (contrabbasso); Francesca Bolognese(arpa).
Organizzava la serata il Centro culturale S. Giacomo, la cui formula dell’ingresso libero, tesa a rendere accessibile a un ampio target un evento di chiara impronta culturale, ha centrato l’obiettivo – nella misura in cui una proposta forse di nicchia sulla carta, e che implicitamente strizzava l’occhio ai cultori del genere classico, ha saputo affollare la sala anche di una cospicua parte di pubblico generalista; né sono mancati i giovani. Un tassello in più, e non di poco conto, andato a completare il brillante bilancio.
Foto d’apertura/c-Stefano Odorizzi

Foto/c-Stefano Odorizzi
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