I rischi dei pornonauti, sessualità senza amore

di Giuseppe Maiolo docente di Psicologia dello sviluppo – Università di Trento

 

In adolescenza la sessualità esplode. È l’epoca della vita in cui prevale la scoperta del corpo, delle relazioni, dell’amore e dell’eros. E’ il tempo dove la curiosità sul sesso si mescola al bisogno fisiologico di dare un significato alle pulsioni, un senso ai desideri che entrano in scena e sovente imbarazzano e ingombrano la mente. Un tempo tutto avveniva di nascosto perché un tabù secolare imponeva il silenzio, la vergogna e la paura. Ora che le nuove tecnologie, ci mettono a disposizione l’universo mondo con un solo click, l’erotismo in tutte le sue dimensioni esplode, perde l’aspetto morboso che lo ha caratterizzato fino a solo qualche decennio fa, diventa curiosità, consumo, contatto virtuale, nuova forma di socializzazione. Oggi con i Social non devi andare tanto lontano a cercare, non serve nascondersi al riparo dalla vergogna per sapere come funziona il sesso, per imparare almeno la teoria dell’arte amatoria di cui peraltro gli adulti continuano a non dire nulla  ai figli, bambini e adolescenti che siano. Oggi invece la trovi immediata, pronta per farti sapere, informarti ed eccitarti. È virtuale ma la percepisci realmente, la provi nel corpo, ti adrenalizza e diventa una passione da inseguire o un’ossessione che ti perseguita.
E la pornografia, che non è nuova al mondo, ora è facile, immediata, senza veli. Ti prende, anzi ti cattura e ai teenager sembra che insegni pratiche erotiche infallibili e prestazioni multiple. Invece spesso stupisce e confonde, qualche volta impaurisce o sconvolge.  Perché non ti introduce al sesso quando è arrivato il momento, né ti presenta la sessualità inserita in una relazione come in parte potevano fare le “navi scuola” di un tempo che la complicità dei padri voleva nel tentativo di riparare l’assenza educativa. Arriva spesso per caso, navigando, ma soprattutto arriva prima, molto prima dell’orologio biologico, quando ancora non sei pronto. Da un decennio, non di più, da quando la tecnologia digitale sta tutta nel palmo di una mano, i pollicini, ovvero i nativi digitali, non devono più aspettare che insorga il desiderio e nemmeno che arrivi l’amico o l’amica di turno che sa qualcosa di più sul sesso. Il confronto con un eros esplicito e senza veli avviene soprattutto senza premesse e senza la mediazione non solo di un adulto di riferimento  ma neanche di un pari.
Secondo le più recenti ricerche, l’80% degli adolescenti tra i 12 e i 18 anni frequenta con assiduità i siti pornografici e quasi il 30% ha paura di diventare dipendente.
Il pericolo non è escluso, anzi sembra crescere. Internet pare fatto apposta per la pornografia e la frequentazione è trasversale a tutte le età, dove in ogni caso l’età media dei pornonauti è di 35 anni. Ma la dipendenza dalla sessualità virtuale, è ora una delle cosiddette New Addiction che interessa in particolare i giovani. Il rischio è soprattutto quello che i minori si costruiscano un’idea inappropriata e artefatta del sesso. I videoporno presentano una sessualità scollegata da qualsiasi forma di relazione e dove è pressoché assente l’affettività. Il sesso, visto quasi esclusivamente dal punto di vista del maschio, è più prestazione fisica che altro, dove il rapporto con la donna è solamente di soddisfacimento erotico e i giochi in gran parte dominati dalla violenza e caratterizzati da comportamenti sado-maso. Così c’è chi sostiene che l’esposizione elevata a questo genere immagini potrà produrre una generazione di adulti, e in particolare di maschi, brutali e violenti. Forse. Ma i rischi più consistenti sono quelli di confondere i minori che percepiranno il sesso unicamente come prestazione in cui non è necessaria alcuna.

Foto, prof. Giuseppe Maiolo

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