Bolzano. Terrorismo, espulso combattente degli jihadisti residente in città

Rimpatriato con un volo decollato dall’aeroporto della Malpensa.
Un kosovaro residente con la famiglia a Bolzano da qualche anno è stato espulso per motivi di sicurezza dallo Stato con un provvedimento firmato dal ministro degli Interni Marco Minniti. Il provvedimento amministrativo è motivato da pesanti elementi raccolti nelle indagini condotte dalla Digos bresciana e bolzanina in collaborazione con l’Antiterrorismo italiano. La presenza in Siria del 28enne kosovaro nelle formazioni jihadiste tra la fine del 2014 e i primi mesi del 2015 era stata segnalata alle autorità italiane nell’ambito della collaborazione internazionale delle Forze di polizia. L’uomo aveva anche sostenuto l’attività dell’organizzazione ‘Rinia Islame Kacanik’ il cui leader è noto per la brutalità mostrata nei video di propaganda. Le indagini dell’Antiterrorismo italiano e della Digos di Brescia, inoltre, hanno accertato che l’uomo era in costante contatto con estremisti attivi in Siria e Iraq, alcuni dei quali implicati in progetti ostili.
Secondo quanto emerso dalla indagini l’uomo risulta residente da quattro anni con la famiglia a Bolzano, è munito di regolare permesso di soggiorno e aveva un lavoro. Sempre secondo quanto emerso dalle indagini il kosovaro era un contatto Facebook  di Samet Imishiti, pure lui kosovaro e per lungo tempo muratore nel bresciano, arrestato nel 2015 in patria, e poi condannato per apologia di terrorismo a sette mesi di carcere nell’ambito di un’inchiesta della Digos di Brescia.
Come ha fatto sapere ieri la Questura che nonostante gli elementi pesanti raccolti sul suo conto, non vi sono notizia di attività pericolose che riguardino direttamente Bolzano o l’Alto Adige. Con ogni probabilità egli gestiva i suoi contatti con soggetti ritenuti pericolosi, ma non risulta che stesse organizzando azioni pericolose sul territorio altoatesino.
L’episodio richiama alla memoria la vicenda che ha interessato l’Alto Adige nel 2015. Dopo una complessa indagine della direzione distrettuale antimafia di Trento venne sgominata una cellula jihadista, che aveva base a Merano, dove risiedeva Abdul Rahman Nauroz, ritenuto dagli inquirenti il capo della organizzazione. Da Merano, Nauroz gestiva il traffico di armi e teneva i collegamenti con il mullah Krekar, da sempre ritenuto il capo spirituale del gruppo. Krekar attualmente in prigione in Norvegia, era finito sul banco degli imputati davanti alla Corte d’Assise di Bolzano per accuse legate al terrorismo.

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