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Bolzano. Crescere non è semplice ed educare ancora meno? Una questione da esaminare attentamente2 min read

19 Dicembre 2017 2 min read

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Bolzano. Crescere non è semplice ed educare ancora meno? Una questione da esaminare attentamente2 min read

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di Giuseppe Maiolo, psicoanalista
È ricorrente, ormai, il fatto che la polizia intervenga a scuola per fare controlli antidroga. Ogni volta c’è chi plaude e chi contesta. E ci può stare che l’opinione pubblica, non solo gli studenti, si lamentino quando le forze dell’ordine arrivano con i cani antidroga alla ricerca di chi usa illegalmente le sostanze o le spaccia. Tutto questo forse perché la parola  “controllo” ha ormai perso il significato originario che era quello di verifica e vigilanza.
Ma il problema non è stabilire se è giusto o sbagliato l’intervento della polizia, peraltro legittimo, quanto piuttosto verificare se è educativa una tale azione. Perché nei casi in cui sono proprio coloro che hanno funzioni educative a richiedere l’intervento delle forze dell’ordine, potrebbe sorgere il sospetto che questa sia una richiesta di aiuto in quanto oggi sono divenuti carenti gli strumenti specifici dell’educazione e sempre più difficile esercitare nella quotidianità le funzioni regolative.
Pare che in questa nostra epoca complessa e problematica, le crescenti difficoltà che incontrano gli adulti nei rapporti  educativi, spingano un po’ tutti a delegare sempre a qualcun altro il compito di sanzionare o dare limiti. Così spesso il palcoscenico dove ci si esercita a diventar grandi, risulta privo di regia e tutti rimangono in attesa di qualcuno che assuma il compito di dire cosa si deve o non si deve fare.
Di certo oggi il processo di individuazione in adolescenza è più lungo e più costellato di difficoltà. Ma crescere non è mai stato semplice e, come diceva Donald Winnicott, è sempre un atto aggressivo perché caratterizzato da trasgressività e sfida dell’autorità. Oggi non è aumentata la tensione e il conflitto generazionale tipico di questa fase evolutiva, piuttosto si sono impoverite le relazioni ed è cresciuto a dismisura il silenzio educativo degli adulti che rinunciano a narrare e narrarsi offrendo ai figli modelli di riferimento “liquidi” cioè vaghi e sfuggenti che non li aiutano a tracciare una rotta definita. Così le trasgressioni dei millennials sono spesso una sorta di disorientamento dato dalla mancanza di limiti e indicazioni di percorso che non favoriscono una adeguata percezione del rischio.
Allora più che di interventi  repressivi ed esemplari, servono azioni educative costanti e mirate a darle contenimento e orientamento. Serve recuperare la funzione specifica dell’educatore che sa esercitare la funzione del controllo. In buona sostanza significa competenza e affidabilità relazionale, capacità di vigilanza e di presidio costante del processo di sviluppo. In altre parole il controllo che serve ai minori per crescere è fatto di attenzione e di ascolto, di osservazione e partecipazione affettiva ai vari e alterni disagi che ogni adolescente incontra nel corso di questa epoca difficile e confusiva.
La funzione del controllo educativo insomma, è prima di tutto in capo a chi come educatore è modello significativo per la maturazione personale e sociale e ha come incarico quello di favorire lo sviluppo mentale e cognitivo e pure di un pensiero critico e autonomo, capace di generare autocontrollo.

Foto, Giuseppe Maiolo, spicoanalista