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Ius no? Corsi e ricorsi storici (italiani) di Marco P.

19 Settembre 2017

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Ius no? Corsi e ricorsi storici (italiani) di Marco P.

1992. Nulla sarà più come prima nel panorama politico italiano. Crolla il sistema dei partiti, colpi di mazza che disintegrano mostri sacri come Bettino Craxi. La folla gaudente non ha ancora compreso che il post sarà quasi peggio. Spazzati via partiti e politici, prendono piede formazioni come la Lega Nord. Aggressive, messaggi semplici, poca filosofia politica e linguaggio terra terra. Alla gente comune piace e non piace, ma il catalizzatore Berlusconi (uomo nuovo, ma anche vecchio) porta al governo l’antitesi per antonomasia : Fini e Bossi. Sull’altro versante pezzi di Pci ed il nuovo (ma vecchio) Pds con residui Dc si catalizzano intorno a Prodi. Riforme? Poco o nulla. Si vivacchia su ciò che i cinquant’anni antecedenti costruirono. Piani industriali? Zero. Mentre la Germania mette le basi per l’egemonia europea (Andreotti ci prese) in Italia ci si preoccupa di combattere il “berlusconismo”. Come? Nel modo più scorretto : progetti politici zero, alleanze accozzaglia e slogan al contrario. Ma tranne la vittoria di cartapesta datata 2006, a trionfare sarà ancora il berlusconismo “tardo”. Salterà nel 2011 per fattori esterni ed interni. Da quell’anno si parlerà di nuova politica “dal basso”. Che poi è un discorso vecchio come il mondo. Grillo il nuovo profeta ed elezioni 2013 che ne consacreranno l’azione. Rimane un problema: quale progetto per il paese? Nessuno, Grillo finisce all’opposizione e si crea un governo ibrido, una grande coalizione all’italiana, che paradossalmente non si occupa di riforme. Esautorato l’inerte Letta, ci prova Renzi. Il segretario Pd, da premier appoggia vecchia maniera: scudieri nei ruoli chiave, promette riforme a s’aggancia ai poteri industriali. Ne uscirà a pezzi. Tradito dalla sua stessa parte politica, diventerà il catalizzatore d’ogni male d’ Italia. La mini sinistra più sinistra, quella anti, lo farà tribolare e s’accoderà a Grillo e destra, la gestione sbagliata dei flussi migratori e la non politica in Libia faranno il resto.
Per tradizione i politici italiani (tranne Craxi) badano poco alla politica estera (relegata a tecnici) ed improntano tutto partendo dall’interno. Il modo migliore e più veloce per crollare a livello di credibilità. Successe a Berlusconi, perfino Prodi ci cascò in parte, Renzi perse il referendum per “politica estera gestita male”. Il governo Gentiloni si è incartato sui profughi e rischi d’evaporare sullo Ius Soli. Senza entrare nel merito della proposta di legge sulla cittadinanza per nascita, è lapalissiano, che in questo momento la stragrande maggioranza degli italiani sia contrario, incombe anche una raccolta firme per attuare un referendum. A questo s’aggiunge la posizione del Vaticano che quando mette il naso negli affari italiani porta al risultato opposto di quello sperato, dalla breccia di Porta Pia all’italiano medio danno ai nervi le incursioni “religiose” in ambito politico. Storia vecchissima. Con le elezioni imminenti Pd e sinistra rischiano di soccombere come non mai nella storia repubblicana, ma gli altri non stanno meglio. Grillo lascia e raddoppia : Di Maio premier e Casaleggio junior in veste di “guru”? Il Movimento pare aver perso la spinta, Torino e Roma non aiutano e tutto sembra arrivare dall’alto ed in modalità “arcaico- politica”. Berlusconi “tira” ancora, ma Lega e Meloni vogliono qualcosa in più. Salvini, ormai in piena Lega 2.0, naviga a vista: da una parte la questione denari legata alla gestione precedente, dall’altra la necessità d’alleanza. Lega Nazionale? Ci sta pensando, forse è l’unica via per catalizzare voti. In Italia senza catalizzatore non si vince alle elezioni dal 1992 in poi. Berlusconi, Prodi gli unici a non fallire, gli altri tentativi, soprattutto a sinistra, da Veltroni a Bersani produssero sconfitte. In questo momento, la destra è in vantaggio (i 5 Stelle senza alleanze sono fuori per logica) ma mancano vari mesi ed in politica questo lasso di tempo corrisponde ad ere geologiche. A sinistra Renzi è un catalizzare, ma di malcontento, bisognerebbe cambiarlo, ma non c’è altro. D’ Alema piccona ma non piace alle masse, Bersani è un fantasma ed i Renzi boys sono troppo renziani per piacere alla sinistra (quella che si autocertifica vera). In mezzo le sorti del paese, che pare interessino a pochi. Minniti ha arginato la questione migranti, ma non basta, l’Italia è chiamata a scegliere, una media potenza con problemi da grande, secondo il giudizio di Kissinger.
Come uscirne? Il governo odierno avrebbe dovuto far la legge elettorale ed andarsene, invece inciampa nello jus soli e in molto altro. Servono catalizzatori, personaggi che indichino una via netta, che si prendano anche la responsabilità di sbagliare. L’ Italia deve uscire dal guano dell’immobilismo, deve proporre e magari sbagliare, ma sentirsi viva, l’ italiano che non arriva a fine mese chiede soluzioni, non annunci e soprattutto s’allontana dall’urna quando vede teatrini. Infatti alle prossime elezioni probabilmente vincerà l’astensionismo generando il solito governicchio pauroso?Esito da evitare, i prossimi 10 anni saranno fondamentali per i nuovi asset mondiali, e la settima potenza mondiale non ci può arrivare in queste condizioni.

In foto, Paolo Gentiloni, presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana dal 12 dicembre 2016

Giornalista pubblicista, originario di Bolzano si occupa di economia, esteri, politica locale e nazionale