L’Accademia Mahler incanta con il quartetto di Messiaen

Di Elena Nardo Careddu

Un concerto davvero particolare, quello tenuto dagli allievi dell’”Accademia G. Mahler” il 3 agosto scorso presso il Palazzo Mercantile di Bolzano, soprattutto per la scelta del repertorio: un “Divertimento per archi” scritto da Bartòk nel 1939 e lo splendido quartetto di Messiaen: “Quatuor por la fin du temps”. Il violoncellista Philipp Steinacker, coordinatore artistico dei corsi, ha presentato i brani eseguiti, definendoli come l’apice della nostra cultura europea, un elemento che ci unisce culturalmente e umanamente, e ha descritto l’esperienza degli allievi della Gustav Mahler come un modello culturale ed umano europeo; i giovani che seguono i corsi sono veri e propri professionisti che studiano moltissimo (si parla di quaranta ore di studio settimanali per preparare un concerto) e affrontano sacrifici per venire a Bolzano da tanti paesi anche lontani. Interessante e precisa l’esecuzione del “Divertimento”di Bartòk, nella riduzione per violino, pianoforte e clarinetto, un’ opera scritta a Berna, quando il compositore meditava di scegliere volontariamente l’ esilio negli Stati Uniti. Impeccabile ed intensa l’interpretazione del quartetto scritto ed eseguito da Messiaen nel campo di concentramento di Görlitz: “Quatuor pour la fin du Temps” e presentato dai giovani musicisti nella versione per quartetto d’archi, sostituendo il pianoforte ed il clarinetto dell’ originale. E’ questa una opera scritta nel ’40 nel campo di concentramento di Görlitz, nel quale Messiaen era stato trasportato dopo l’arresto come militare francese, ed eseguita in pieno inverno nel campo da lui stesso al pianoforte, un violoncellista il cui strumento aveva solo tre corde, ed un clarinettista. E’ ispirata al decimo capitolo dell’Apocalisse, nel quale un angelo avvolto da un arcobaleno annuncia la fine dei tempi; alcuni sezioni dell’opera sono molto lente e meditative come il quinto tempo, dedicato all’eternità di Gesù, in cui spicca il bellissimo solo di violoncello, altri, come il sesto, dedicato alla danza delle sette trombe, hanno ritmi incalzanti e percussivi. Nell’ottavo tempo, il compito di lodare l’eternità del Cristo viene affidata al violino.

In foto: Béla Bartók nel 1927 

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