Bolzano. Dirigenza provinciale, una piramide d’oro con la base d’argilla, i Verdi contrari

Non c’è traccia della democrazia e della trasparenza promesse in campagna elettorale, affermano i membri del Gruppo Verde.

La legge sulla struttura dirigenziale dell’amministrazione provinciale approda in Consiglio provinciale giovedì 29 giugno dopo il dibattito in Commissione legislativa.
Stiamo trattando la legge sulla struttura dirigenziale della amministrazione provinciale che è una rivisitazione della legge del 1992. Due scelte si presentavano possibili – dice Brigitte Foppa – o rafforzare il livello più basso, i direttori d’ufficio e i coordinatori di progetto, o i vertici piramidali. È stato scelto di rafforzare i vertici più alti, quelli che spesso sono di nomina politica, con l’aumento del tetto massimo dello stipendio fino a 240mila Euro l’anno. Ciò non corrisponde alla promessa elettorale di questa giunta – commenta Foppa – che annunciava più democrazia e più trasparenza nella amministrazione provinciale.”
Nel documento dei Verdi si legge che i 23 posti dirigenziali nei dipartimenti costano più di 2 milioni all’anno: gli otto capi di dipartimento e i tre intendenti scolastici guadagnano tra 77.000 e 142.000 Euro. A questi si aggiungono il direttore generale (128.700 Euro) e il segretario generale (158.200 Euro). “ Invece di rafforzare l’area progettuale ed esecutiva (direttori e direttori di ufficio assunti per concorso), il disegno di legge approvato va invece addirittura ad alzare il limite di indennità per i capi di dipartimento fino a 240.000 Euro. Per svolgere il compito di dirigenza politica sostengono i Verdi, sono sufficienti assessori e assessore competenti che devono saper comunicare direttamente con i dipartimenti, senza bisogno di costosi intermediari. L’indebolimento dell’anello più basso e la valorizzazione di quello più alto è il leitmotiv del disegno di legge.
In linea generale i Verdi propongono che la dirigenza politica non interferisca sul piano strategico. Il mandato del direttore o della direttrice generale non deve essere legato al Presidente, ma a un periodo di tempo (5 anni), la qual cosa garantirebbe maggiore indipendenza. Bocciato in commissione, in aula sarà presentato un emendamento per abolire questo passaggio ritenuto ormai superato.
In sintesi, nella lotta intestina all’amministrazione ha avuto la peggio chi spingeva per rafforzare l’anello più basso della piramide dirigenziale (direttori/direttrici di ufficio, coordinatori/coordinatrici).” Non c’è alcuna traccia – conclude il documento – dell’impegno di mantenere divise la politica dalla amministrazione, promessa solennemente annunciata nel 2013 ma che ancora viene negata.”

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