Serracchiani? Dante le darebbe ragione…

Per Omero, gli stranieri-ospiti, erano rivestiti di massima dignità e rispetto, in quanto protetti da Zeus. Come ci ricorda Umberto Curi, docente di Storia della Filosofia all’Università di Padova, nella società omerica lo straniero, essendo privo di diritto, “viene accolto dalla comunità e con questa stabilisce un rapporto di reciprocità testimoniato dal Symbolon” In pratica una “tessera ospitale”, un semplice coccio di pietra che, come scrive Umberto Galimberti “spezzato in due testimoniava il legame tra due persone“ Ila xenia (ospitalità) era sacra. Da tutto ciò l’ospite “è sacro”, il famoso detto popolare. L’ospite però, non poteva sgarrare. Il più famoso tradimento da parte d’ospiti? Il ratto d’Elena. La bella regina infatti, fu “rapita” mentre la delegazione troiana era in città. Fu tradita la fiducia di Menelao, che non per nulla mosse guerra. Questa è epica, quella guerra fu economica, ma per i greci l’ospitalità tradita era un grave atto. La Serracchiani non è Menelao, intendiamoci, ma non è nemmeno una nazifascista, come maldestramente ed affannosamente i soliti inquisitori ci voglio dipingere. Partiamo dal fatto, ovvero dalla frase incriminata. “La violenza sessuale è un atto odioso e schifoso, sempre ma risulta socialmente e moralmente ancor più inaccettabile quando è compiuto da chi chiede e ottiene accoglienza nel nostro Paese”. La conditio è chiara, lo stupro è uno schifo. Da questo assioma parte una deduzione, molto simile al concetto di xenia greco: ti salvo dai flutti, ti sfamo e ti vesto. Nel frattempo, mentre aspetti di capire se hai diritto a rimanere a casa mia, mi stupri. Grave, dato che la fiducia che avevo risposto in te è venuta meno. Questo, il popolo “progressista” non lo ha colto, ha come sempre decontestualizzato e si è prodigato a distruggere mediaticamente la Serracchiani, la quale, impaurita, ha tentato una sorta di “pentimento”, andando forse a peggiorare l’intero quadro. Il pentimento è ammissione di colpa, colpa creata ad hoc dai vari Torquemada da salotto, sempre pronti ad alzare il ditino in nome dei diritti di mezzo mondo, spesso dimentichi dell”interesse nazionale, che in questo caso è interesse individuale di sicurezza che lo stato deve garantire. Anche il Sommo Poeta Dante Alighieri, per parafrasare Fusaro, considerava i traditori dei benefattori, posti nei paraggi di Lucifero peggio del traditore tradizionale, incline a tradire a prescindere. Sono i dannati della terza zona (Tolomea) del IX Cerchio dell’Inferno, detta così dal nome di Tolomeo XIV che assassinò a tradimento Pompeo rifugiatosi in Egitto dopo la sconfitta di Farsàlo (o forse da Tolomeo governatore di Gerico, che uccise Simone Maccabeo e i suoi figli dopo averli invitati a un banchetto). La pena di questi dannati è descritta nel Canto XXXIII dell’Inferno e consiste nell’essere imprigionati nel lago ghiacciato di Cocito, dal quale emerge solo la testa rivolta all’ingiù, così che le lacrime si congelano e chiudono loro gli occhi impedendo loro di sfogare il dolore. Insomma Dante avrebbe strizzato l’occhio alla Serracchiani e probabilmente infilato Saviano e Boldrini in qualche verso della Divina, difficile credere in Paradiso. Ma se l’esponente del Pd è vittima della feroce inquisizione mediatica, l’altra donna, vittima del richiedente asilo (con precedenti, quindi la richiesta va respinta d’ufficio) è stata dimenticata dalle cronache. Nessuna solidarietà da parte di chi, a parole, dicente i diritti di mezzo mondo. Nulla. Nemmeno un post sui social, tutti dedicati alla “razzista” Serracchiani. Eppure alla ragazzina, la cui colpa è aver peccato d’umanità e pietas, è accaduto questo: La studentessa triestina vittima della violenza, 17 anni, ha riferito agli agenti di essere tornata in centro dopo uno stage di studio tenutosi in serata una vicina località. Mentre era ancora a bordo dell’autobus, nei pressi della stazione ferroviaria, ha notato un uomo riverso a terra e, scesa, dal mezzo, si è diretta verso l’individuo con l’intento di prestargli soccorso. L’uomo le ha chiesto aiuto, pregandola di accompagnarlo. I due si sono diretti presso un’area della stazione in cui sono fermi dei vagoni in disuso. Secondo quanto riferisce la Questura, l’atteggiamento dell’uomo è cambiato d’improvviso e radicalmente: trascinata la vittima dentro il bagno di una delle carrozze, le ha prima frugato nella borsetta impossessandosi di poche decine di euro. Quindi l’ha costretta a bere da una bottiglia di whisky per vincerne la resistenza. Dopo aver colpito ripetutamente la studentessa, l’uomo ha cercato di consumare l’atto sessuale. Ultimata la violenza, la ragazza è riuscita ad allontanarsi seguita dall’aggressore. Dopo avere chiesto aiuto ad alcuni passanti, la giovane è salita su un autobus, allontanandosi dalla zona. Soccorsa dalle tre donne, è stata quindi raggiunta dal personale operante. Così mentre mezza Italia s’interroga su quali parole utilizzare in questi casi, chiede demenziali dimissioni ed arringa folle pronte al plauso da patibolo, rimane una povera ragazzina indifesa, stuprata, con la vita rovinata da un personaggio che qui in Italia non deve più metter piede e che era in attesa (nonostante i precedenti) dello status di profugo. A questa ragazzina ed alla sua famiglia non pensa nessuno, troppo impegnati in lectio magistralis riguardanti la perfetta dialettica del caso. Italia, un paese i cui cittadini han paura ad esprimersi liberamente per non essere tacciati e bollati, ove vige una dittatura al politicamente corretto, forma mentis lontanissima dalla realtà. Non ci rimane che Dante.

 

Marco P.

Giornalista pubblicista, originario di Bolzano si occupa di economia, esteri, politica locale e nazionale

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