Per una vita vissuta con dignità, fino alla fine.

Durante la Settimana Santa, ricordando la morte e resurrezione di Gesù, i Cristiani si confrontano in maniera intensa con i temi della sofferenza, del patimento e della morte. La Caritas coglie l’occasione per richiamare l’attenzione sul fondamentale impegno dei 202 volontari del servizio Hospice nel campo del fine vita e della malattia. “La malattia grave spesso esclude le persone dalla società. Oltre ad un’assistenza efficiente, i malati gravi hanno bisogno di attenzione e comprensione. Purtroppo, nella nostra società, spesso manca il calore umano”, dice Günther Rederlechner, responsabile del servizio Caritas Hospice.

“Crescita economica, efficienza e profitto sembrano piegare in ogni suo aspetto la nostra esistenza. Per le persone morenti non c’è posto in questa visione del mondo. Condizioni di vita migliori rispetto al passato e il progresso nella medicina hanno, invece, contribuito a prolungare la vita umana. La morte e le persone nello stadio finale della loro vita, però, sono stati messi da parte”, spiega amareggiato Rederlechner. Viene fatto di tutto per prolungare la vita, ma non si aiutano le persone a morire, nel miglior modo possibile.

“E’ necessario migliorare la cultura della morte”, spiega Rederlechner, obiettivo questo che il servizio Caritas Hospice con i suoi 202 volontari ha messo fin da principio al centro del proprio impegno. “Mettere al centro la persona, non la malattia. Parliamo con il malato, ma anche con i parenti, delle loro preoccupazioni e paure, li accompagniamo nel periodo finale della vita, ascoltandoli e stando loro vicini”, racconta Rederlechner. La morte deve essere vissuta e concepita come parte della vita stessa. Le cure palliative e intensive sono molto importanti, ma allo stesso è fondamentale stare vicini alla persona. Per fare tutto questo è indispensabile una buona collaborazione tra medici, infermieri e anche volontari. Questi ultimi si occupano soprattutto dell’aspetto umano.

I numeri danno ragione al servizio Hospice della Caritas: nel 2016, i 202 volontari del servizio, si sono infatti messi a disposizione 8.214 volte per un totale di 24.933 ore di volontariato. Complessivamente 1.039 giorni di lavoro 24 ore su 24, quasi tre anni calcolati su turni lavorativi di 8 ore. “La richiesta crescente del nostro intervento è un segno evidente che l’offerta del servizio Hospice è più che necessaria”, conclude Rederlechner.

Foto/c-Caritas della Diocesi di Bolzano – Bressanone        

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