Rubrica dello Psicoanalista. Tecnologia digitale, vantaggi e rischi

di Giuseppe Maiolo

Rapporti e comportamenti veloci, fluidi nella realtà contemporanea.

La ricorrenza del Safer Internet Day pensata per dall’Unione Europea per sensibilizzare al riconoscimento dei rischi della rete è l’occasione per fare alcune riflessioni sulla tecnologia digitale che ormai fa parte integrante del nostro mondo.

La prima è quella di riconoscere che siamo dentro una vera e propria rivoluzione culturale anche se non sempre ce ne accorgiamo. Ci troviamo ormai immersi in una realtà “liquida” che ci avvolge e condiziona il nostro modo di essere e di agire, così è necessario essere consapevoli che siamo alle soglie di una “mutazione antropologica” simile a quella che ebbe inizio con l’invenzione della scrittura.

Di fatto i nuovi strumenti della tecnologia informatica ci stanno mettendo di fronte ad un nuovo modo di “scrivere” le relazioni e di vivere i rapporti, di comunicare tra noi e costruire la nostra identità. Tutto è diverso da un tempo, ma soprattutto veloce, fluido e mutevole.

L’espressione che sintetizza di più questa trasformazione è stata data da Baumann, il grande sociologo recentemente scomparso, quando definì “liquida” la società di oggi, ovvero ma caratterizzata da comportamenti e saperi fluidi in continua trasformazione. Il che significa che la liquidità produce pensieri e azioni veloci, inarrestabili, che si riproducono in innumerevoli forme e infiniti linguaggi.

Dobbiamo allora considerare la realtà nella quale viviamo come una grande occasione ricca di positività da scoprire, dove al primo posto vi è la perdita di un sapere consolidato ma ingombrante e riservato ad alcuni in favore di conoscenze e competenze distribuite e patrimonio di tutti.

In secondo luogo la trasformazione del concetto di distanza sta annullando sia lo spazio fisico che mentale al punto tale che tutto si percepisce vicino e possibile. Così il carattere “liquido” della vita che stiamo vivendo, sta generando mutamenti alla nostra struttura cerebrale e profondi cambiamenti nell’elaborazione del pensiero.

Non si tratta solo di multitasking ma, come qualcuno sostiene, di “mente allargata” che si amplia e si costruisce in base alle interazioni con gli altri. Del resto lo stesso Baumann, ipotizza che la “liquidità” potrà rafforzare il nucleo profondo della nostra identità di individui, sempre più capaci di scegliere e orientarci in una  infinita molteplicità di segni e informazioni. Forse merito anche di una tecnologia liquida che aumenta la plasticità della nostra mente e ci aiuta a cambiare in meglio anche noi stessi.

Tuttavia c’ è ancora molto da capire e parecchio da scoprire e, come accade in tutti i momenti  di passaggio, siamo di fronte ad un orizzonte distante, dai confini labili. È un tempo di grande ansia  che si accompagna a innumerevoli interrogativi.

In molti ci chiediamo se la tecnologia digitale che ci ha reso tutti iperconnessi servirà a facilitare o complicare l’esistenza sia per noi che per le nuove generazioni. Oppure ci domandiamo se questo mondo globalizzato composto da 5 miliardi di individui che sono costantemente on line, si è già reso incapace di contenere la pervasività della rete.

Aboliti i confini e superate le distanze, eccitati dalle innumerevoli possibilità di conoscere e conoscersi, forse, senza esserne consapevoli, stiamo già gravitando in una diffusa dipendenza dal web e in molti casi ci stiamo esponendo a nuove forme depressive che sembrano originarsi dalla perdita o dalla riduzione dei contatti sui Social.

Ma è sul versante strettamente individuale, che appare visibile una sorta di strisciante disagio alimentato dall’acuta sensazione di rimanere un po’ tutti eterni studenti, perché incapaci di mettere a frutto le competenze acquisite. Afflitti dalla continua necessità di aggiornare le nostre conoscenze come accade per le tante App dei vari dispositivi in uso, finiamo con il sentirci sempre inadeguati e con un bagaglio di conoscenze provvisorio. Se la cosa è già di per sé fastidiosa perché alimenta insicurezze e sentimenti di precarietà, dall’altra a livello educativo sta ridimensionando notevolmente quella funzione di adulto di riferimento la cui autorevolezza ed esperienza un tempo serviva da guida alle nuove generazioni e che oggi invece è quasi totalmente mancante.

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