Roma. Pd, la partita su primarie, congresso, leadership oggi in Direzione

Anche i big della maggioranza consigliano Renzi a non fare passi incauti che potrebbero portare a una rottura.

La prospettiva che intende proporre al partito e al Paese sarà espressa oggi dal segretario. Dalla proposta che verrà avanzata, ognuno, mi auguro, assumerà responsabilmente una posizione chiara”. Queste le pacate parole del  vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, nel tentativo di riportare ordine in un partito in fermento, alla vigilia della Direzione. Circa cinquecento presenze previste oggi pomeriggio – invitati anche parlamentari e segretari provinciali e regionali – tanto da costringere a spostarsi dalla sede del partito nel più capiente centro congressi. La minoranza sarà presente al completo per assistere al discorso del segretario Matteo Renzi e, quindi, capire il futuro del partito e della legislatura.

Se fino a ieri mattina il leader pareva orientato a rassegnare oggi le dimissioni, così da correre al congresso anticipato al più presto, (con l’obiettivo del voto a giugno), in pomeriggio circolavano nella minoranza voci secondo le quali il segretario, “potrebbe rallentare e aspettare a dimettersi.

In realtà, più che di un rallentamento si tratta di un rinvio a norma di Statuto, secondo cui le dimissioni vanno rassegnate davanti all’Assemblea nazionale: il segretario potrebbe quindi oggi prendere la parola, fare un discorso sul partito e sul Paese, e poi annunciare le dimissioni posticipandole però alla sede più opportuna, l’Assemblea nazionale da convocare sabato 18.

Una traccia del percorso che il segretario invierà oggi agli iscritti della Direzione viene pubblicata oggi dalla Stampa sulla base di una lettera di cui il quotidiano torinese entrato in possesso. Un testo in cui si legge che Renzi deplora le “polemiche inutili” interne al partito e sollecita l’intenzione di “rimetterci in cammino, senza perdere altro tempo.” Rivendica le cose fatte dal suo governo, e aggiunge: “Molto ancora c’è da fare, e per farlo abbiamo bisogno di due cose: un grande coinvolgimento popolare e una leadership legittimata da un passaggio popolare.”

In queste ore concitate molti sono stati i colloqui con big della maggioranza che hanno cercato di convincerlo a evitare passi che porterebbero a una rottura: in caso di precipitazione verso un congresso lampo e eventuale scissione, anche un personaggio come Andrea Orlando potrebbe essere tentato di lasciare.

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