Artigianato, il 2016 anno nero tranne che per l’Alto Adige.

Ogni giorno in Italia chiuse 43 aziende. Corrarati: ripartiamo da edilizia e trasporti.   

L’analisi della CNA sui dati Unioncamere dimostra come il 2016 sia stato l’anno nero per l’artigianato in Italia, con rare eccezioni, come l’Alto Adige. La tenuta del mercato locale indica, invece, quanto sia necessario consolidare e potenziare le misure prese dalla Provincia a favore delle PMI, ripartendo soprattutto da edilizia e trasporti

Non c’è, in Italia, una vera ripresa per le imprese artigiane. Gli ultimi dodici mesi ne hanno spazzate via quasi 16mila in tutto il Paese. Alla fine del 2016 il numero di imprese artigiane in attività ha toccato il valore più basso del nuovo millennio, scendendo a complessive 1.342.389 unità, stock ridottosi in un anno di 15.811 imprese artigiane. Ogni giorno 43 aziende artigiane hanno abbassato la serranda, senza più rialzarla. La riduzione rispetto al 2015 è stata dell’1,2%. Un calo pesante, soprattutto se comparato ai dati macroeconomici del Sistema Italia. Nel 2016, infatti, il numero complessivo delle imprese registrate alle Camere di Commercio è aumentato di 41mila unità, con una variazione positiva dello 0,7 per cento. Il prodotto interno lordo è stimato in crescita dello 0,8 per cento. I posti di lavoro sono saliti dell’1,1 per cento, ben 242mila occupati in più nell’arco dei dodici mesi in esame.

In Alto Adige, secondo il rapporto di gennaio dell’Istituto di Ricerca economica della Camera di commercio, il quadro è più incoraggiante: la crescita dell’1,3% del Pil nel 2016 ha comportato una sostanziale tenuta del numero di aziende (58.216 in tutto, pari a +0,1%), le imprese artigiane a quota 13.427 sono pressoché immutate (-0,1%).

In Italia la decimazione si è accanita principalmente su tre settori: le costruzioni, che archiviano una perdita di 15.089 imprese (-2 per cento), le attività manifatturiere (-5.471 attività, pari al -1,7 per cento), i trasporti (-1.928 imprese, pari al -2,1 per cento). In controtendenza il settore dei servizi: le imprese attive nel noleggio, i viaggi e i servizi di supporto alle imprese sono aumentate del 3,9 per cento (+1.893) e quelle attive nei servizi per la persona sono cresciute dello 0,5 per cento (+864).

Secondo Claudio Corrarati, presidente di CNA-SHV dell’Alto Adige, l’erosione della base produttiva artigiana è frutto della scarsità di nuove imprese. Nel 2016 si è toccato il record negativo del nuovo millennio con appena 82.995 new entry (erano state oltre 114mila nel 2000, più di 137mila al picco del 2007). L’anno scorso sono calate anche le cessazioni (-98.806 imprese, pari al 7,4 per cento) ma non tanto da compensare il calo di natalità.

“È necessario – aggiunge Corrarati – ridare forza all’artigianato a partire dai settori maggiormente colpiti, che hanno la miglior opportunità di lavoro. Se riqualificassimo e risanassimo energeticamente gli edifici vetusti e se proteggessimo costruissimo condizioni migliori per il settore trasporti, che avrà sempre più la necessità di consegnare ai cittadini beni acquistati online, permetteremmo alle ditte e ai nostri giovani di ritornare a credere in questi importanti settori dell’economia, da sempre traino per le altre categorie”.

 

 

 

 

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