Premessa
Queste sono solo le mie riflessioni, sotto forma d’articolo, del tutto opinabili e criticabili dopo aver attentamente analizzato il corso di latino che ho proposto alle scuole primarie nel 2010. Il progetto nacque in un contesto difficile della periferia bolzanina. Il mio intervento infatti fu ideato per tener a scuola soggetti che di norma passavano i pomeriggi fuori casa, senza uno scopo preciso e spesso finendo nei guai. Il secondo obiettivo fu l’insegnamento alternativo della lingua italiana. Frequentarono il mio corso più che altro alunni stranieri, furono più di venti e dopo tre lezioni pretesero d’allungare il percorso proposto: passammo da otto a dodici lezioni. Il progetto nacque nello scetticismo generale, ero un semplice supplente, ma la dirigente scolastica Erica Colicchia dell’Istituto Pluricomprensivo Europa 1 mi diede il via libera e ne fui felicissimo. Alla prima lezione si presentarono solo sette iscritti su venticinque, un giretto nei parchi adiacenti la scuola mi fece recuperare “qualche naufrago”. Finimmo in ventiquattro. I ragazzini produssero una sorta di spettacolo (idea loro) recitato riguardante la famosa congiura di Catilina. Il latino fu il veicolo con cui la storia romana venne inserita nello studio dell’italiano. Curammo la forma scritta, come la lettura espressiva (anche con qualche semplice testo in latino, come richiesto dai ragazzini stessi) e utilizzammo supporti come la Lim. Non mancò qualche lezione al parco e qualche battaglia simulata (la conquista romana di veio). Questa esperienza segnò molto il mio percorso come docente, da quest’esperienza misi in piedi altri progetti simili legati allo sport (credo che il veicolo sia la storia o altro debba sempre andar verso ciò che piace ai ragazzi, quindi non può che essere variabile) e cambiai in alcuni passaggi la mia didattica anche nella materia che abitualmente insegno: la matematica. Fui colpito dalla voglia d’apprendere d’alunni che durante le normali ore di lezione faticavano a star a scuola. Ho deciso di raccontare questa mia esperienza (poi anche applica in contesti classe standard) per fa comprendere come spesso sottovalutiamo, come docenti, approcci e metodi particolari.
Storia romana e latino, due modi per “fare” italiano
Proponendo questo corso del tutto sperimentale mi sono reso conto di quanto la curiosità dei bambini verso il mondo antico sia unica e per certi versi insospettabile. L’italiano, nostra lingua madre, sorella maggiore del latino è il ponte ideale per scoprire il mondo antico. Personaggi come Scipione, Cesare, Augusto, Virgilio popolano l’immaginario collettivo infantile, possono appassionare fino al punto di sostituirli a Pokemon, Digimon e quant’altro. Come? la risposta è semplice, la didattica della storia deve attualizzarli filtrandone gli aspetti più riconducibili al mondo di oggi. Che Cesare fosse un inguaribile vanitoso è storicamente provato (ce lo dice Cicerone ricordandoci come il dux romano solesse grattarsi con un dito solo la non folta chioma per non rovinare pettinatura e riporto…), su quest’aspetto si può lavorare e carpire l’attenzione di chi magari, forse a ragione visti i manuali che troviamo nelle scuole, trova la storia noiosa e seriosa. Il compito della didattica è fondamentale, deve trasformare la nozione in un qualcosa di concreto e soprattutto di non noioso. La storia romana, ricca di aneddoti, leggende e personaggi unici può essere romanzata su base storica (un buon compromesso alla scuola primaria credo). Leggendo vi starete chiedendo, ma il latino in tutto questo? Non è troppo precoce introdurlo? Accantonate le paure, può un professionista dell’insegnamento avere timore della storia linguistica del proprio idioma? NO, la deve conoscere e trasmettere in ogni sua sfumatura fin dalla scuola primaria. Mi sento di affermare che senza una conoscenza buona del latino, l’italiano verrà insegnato zoppo. Ogni parola ha una sua storia, che se raccontata nel modo corretto rimane impressa nella mente fino all’età adulta. Educare all’etimologia è fondamentale, si creano con questo degli schemi linguistici in grado di comprendere l’essenza della lingua stessa. Il latino può fare da ponte tra storia antica ed italiano, la frase “hic sunt leones” può diventare l’introduzione anche per un a lezione di geografia (visto che tale frase era scritta sulle carte romane nelle zone più impervie), dico questo per dimostrare quando il latino sia nel nostro quotidiano. I giorni della settimana ad esempio sono ideali per l’etimologia e l’utilizzo di vocaboli spesso poco utilizzati. Quando insegniamo italiano ricordiamoci di questi piccoli particolari e nell’arco di un anno noteremo dei progressi significativi, superiori sicuro al sistema noioso e mnemonico delle tavole di grammatica. Tentar non nuoce, o no?